Parrocchia San Bartolomeo

Piazza Giacomo Matteotti, 48, 45014 Porto Viro RO

La chiesa sorge non lontana dalla sponda dove il Po, dopo aver visitato tante terre, acquista un corso più ampio e trova finalmente la sua pace maestosa. Con il suo campanile cuspidato affianca la Villa Carrer e sorveglia le acque del Po di Venezia.

Sulla metà del Seicento dovette esserci già un oratorio lì, vicino all’argine del Po: nella risposta del vescovo Francesco Grassi ai nobili Contarini, che avevano chiesto di attrezzare un oratorio per il culto desiderando una cura d’anime stabile, viene rimarcato pure un loro previo impegno ad ampliare l’oratorio “per una maggiore capienza di popolo”. Di fatto la zona venne elevata a rango di parrocchia e scorporata da Loreo il 7 settembre 1665, riservando alla famiglia Contarini il diritto di scegliere e di proporre al vescovo il sacerdote per la nomina a parroco; tale diritto passò poi ai Miglioli, quindi ai Carrer, per estinguersi nel 1901.

Fino al primo quarto del Settecento la chiesa, rivolta a mezzogiorno, era bastevole: lo ricordano le Relazioni delle visite pastorali; aveva oltre all’altar maggiore al titolo di San Bartolomeo, l’altare della Madonna del Rosario, quello di S. Antonio di Padova con statua lignea del santo, l’altare dell’Annunciazione e quello del Corpo di Cristo, tutti marmorei. Ma alla fine del Seicento la popolazione aveva superato notevolmente il migliaio di persone, come si legge nella Relazione della visita ad limina, inviata alla Congregazione del Concilio il 10 ottobre 1699 dal vescovo Antonio Grassi.

La chiesa attuale è quella riedificata nel 1726 (m 14,60 x 36,50 x 20 h.), dopo che una tremenda furia alluvionale aveva infierito massicciamente sul precedente edificio; la disposizione assiale è rimasta rivolta verso il fiume; fu il vescovo Soffietti in persona a porne la prima pietra. Il 23 novembre 1729 fu benedetta, quindi allestita progressivamente.

Nel 1782 fu edificato il campanile, nel 1787 venne istallato l’organo Callido, nello stesso anno giunsero da una chiesa smessa di Venezia i cinque altari barocchi che furono arredati di immagini intorno al 1812. Nel 1829 comparvero gli affreschi sulla volta del soffitto; e finalmente, il 18 settembre 1845, dopo un nuovo restauro, il vescovo De Foretti procedette alla consacrazione. Ridipinta più volte nel Novecento, conobbe interventi nel 1986, nel periodo 1996-99 il restauro della facciata, degli altari e del campanile, un ripasso completo del tetto nel 2012.  Nell’anno 2019 è stato infine realizzato un notevole intervento edilizio di restauro conservativo con il contributo dell’8xmille alla Chiesa Cattolica.

Facciata in stile neoclassico con ampio portale e due ordini di lesene: nel secondo ordine, grande finestra a lunetta cieca; alla sommità, timpano triangolare, contrassegnato da rosone con croce raggiata in traforo. Guarda il sagrato semicircolare antistante, e la lunga Piazza Matteotti che si protende fin quasi all’argine del Po.

Interno arioso e armonico, ad unica navata con soffitto a botte, segnato da sottili vele. È munito di coro absidato da schienali lavorati nelle pareti laterali – con relativi inginocchiatoi innervati da colonnine tortili; più semplice invece il rivestimento ligneo della curva absidale.

Cinque altari danno decoro alla navata. I Quattro laterali sono tutti simili: mensa con paliotto a motivi geometrici, alzata a due colonne con capitello composito, frontone arcato e dentellato, ornato di figure angeliche sulla cimasa. Partendo da sinistra, il primo – dedicato a S. Francesco – contiene una pala marmorea seicentesca, finemente lavorata a rilievo con l’Estasi di San Francesco di Michele Fabris detto Ongaro donata alla chiesa da Francesco Fabris nel 1815, come ricorda un’iscrizione lapidea al lato destro dell’altare. Poco oltre si erge l’altare del Cristo con un grande crocifisso settecentesco. L’altare maggiore si eleva su tre gradini: paliotto lavorato con tarsie policrome a motivi floreali; tabernacolo architettonico con basamento e due ripiani ornati di colonnine, chiuso a tempietto; lateralmente, su due basamenti, le statue in marmo di Carrara dei Ss. Giovanni Battista e Giuseppe, scolpite nel 1710 da Francesco Cabianca e arrivate a Contarina nel 1813 (costo lire venete 460) dalla chiesa benedettina dei Ss. Cosma e Damiano di Venezia. Quindi l’altare della Madonna del Rosario con trono e statua lignea ottocentesca della Vergine (vestita di ampio mantello). Da ultimo l’altare di S. Antonio di Padova con statua pure ottocentesca in legno scolpito e dipinto.

Altre sono le opere significative dell’ornato: il fonte battesimale marmoreo (sec. XVIII); la statua lignea del Patrono (sec. XVII) in nicchia sopra il portale d’oriente; inoltre i tre grandi comparti ad affresco del soffitto: Nascita e Martirio di S. Bartolomeo a figure monocrome, Gloria di S. Bartolomeo in policromia (1829).

La sacrestia conserva alcuni reliquiari multipli, una croce ottocentesca con gli strumenti della passione; conservava un Ecce Homo processionale di avanzato Settecento.

Organo Callido

L’organo è stato costruito e istallato nel 1787 dal celebre organaro Gaetano Callido: nella tavola callidiana porta il n. 236. Presenta un unico manuale, tastiera ‘scavezza’, 22 registri e 831 canne con qualche voce timbrica rara. Troneggia nella sua cassa armonica ad armadio crestato, sopra la tribuna sospesa in controfacciata, pronto a inondare l’aula di giocondità. Soprattutto dopo il restauro del 1998-99, rimane una perla dell’artigianato organario.

Sotto la tribuna dell’organo, a sinistra, in una celletta è collocato il battistero: marmorea la parte inferiore, lignea quella superiore. Il fonte, in pietra d’Istria scolpita, poggia sopra un dado, su cui si ergono il fusto sagomato e la vasca a sezione circolare. Risale al 1726, epoca della seconda chiesa. È sigillato da coprifonte in legno scuro, costruito a forma di tempietto ottagonale, coronato da crestina balaustrata che cinge tutt’attorno la base della cupoletta di copertura. Quest’ultima era cimata da una piccola statua del Battista che è stata trafugata. Il coprifonte è ottocentesco; con la sua forma ottagonale esalta la simbologia della rinascita. Il numero 8 infatti risulta dalla somma di 7 + 1, e indica il nuovo inizio (n.1) dopo la compiutezza (n.7): quindi il battistero va interpretato come luogo di rigenerazione e rinascita, luogo dove inizia la nuova vita in Cristo.

A est del coro si erge il campanile: costruzione nata nel 1782 dalle offerte della popolazione, come ricorda l’iscrizione latina su lapide, incassata dalla base dello stesso. Si eleva con slancio per m. 33,50. A mezza torre, occhieggia verso sud il quadrante dell’orologio ottocentesco, che continua a funzionare a pendolo. Riparata più volte la torre ebbe l’ultimo restauro nel 1963-64. La cella campanaria a bifore, delimitata inferiormente e superiormente da semplice cornice modanata, è superata da dado su cui poggia un’elegante forma dal profilo piramidale. Ospita nell’alloggiamento 3 campane, una delle quali (fessuratasi) è stata sostituita nel 2008 dalla fonderia De Poli. Il concerto risulta dunque dall’insieme della maggiore, restituita dopo l’ultima guerra. Nel 1949; della piccola del 1820; e della media – stesso peso di quella del 1854 – rifusa. Quest’ultima sembra sintetizzare – nell’iscrizione latina del labbro – la funzione pratica del suono delle tre sorelle: Risuono alle sponde del Po, convoco il popolo, piango i defunti, solennizzo le feste. Anno del Signore 2008. Infatti il loro suono si espande verso la campagna superando l’ex zuccherificio ‘Eridania’, e verso l’interno del paese, accarezzando le Case di Riposo, il Monastero delle Clarisse adoratrici, la Casa di Cura ‘Madonna della Salute’, convocando un paese dalla realtà variegata, che ritrova in parte la sua unità attorno ai segni santi della fede.

Orari Messe

lunedìvenerdì: ore 18,00
Sabato: ore 18,00 (prefestiva)
Domenica: ore 8.30 –10,30 – 18,00