XXIV^ Domenica del Tempo Ordinario

XXIV^ Domenica del Tempo Ordinario

12 settembre 2021

SEGUIRE GESU’

La fede di Pietro, la conferma di Gesù, l’annuncio della passione-morte-risurrezione, la protesta di Pietro, l’invito di Gesù alla sequela: sono anche i passi della nostra vita cristiana.
Costituiscono la decisione della vita, e anche la decisione
di ogni giorno.
Riconoscere Cristo mentre camminiamo, lavoriamo, incontriamo; mentre accadono i fatti lieti o dolorosi della giornata;
mentre viviamo in questo mondo contraddittorio di bene e di male.
La fede riconosciuta e vissuta ci unisce a tutti i nostri fratelli cristiani e diventa la nostra testimonianza di fronte al mondo.

Natività della Beata Vergine Maria.

Domenica 12 settembre celebriamo
a Ca’ Cappellino la festa patronale.
In quella domenica viene sospesa
la celebrazione della Messa delle ore 18
a San Bartolomeo, perché
alle ore 18 verrà celebrata
la Messa solenne a Ca’ Cappellino.

NATIVITÀ DI MARIA

La contempliamo così tanto grande che pare quasi strano pensarla bambina. Troppe conquiste fatte da Maria: sposa, profetessa, pellegrina. Per non parlar di quei quattro capisaldi che fanno di Lei l’Intoccabile di Dio: Madre, Vergine, Immacolata, Assunta. Addirittura, nel rosario, Regina. Tutto al maiuscolo, perché la Donna che visse in maniera tanto minuscola, diede il suo grembo affinché l’Altissimo prendesse casa tra le case di quaggiù. Eppure, par persino ovvio dirlo, Maria non c’è sempre stata, non abita quella Sacra Trinità che esiste da tempi immemori, da quando ancora non c’era il tempo. Maria no: arrivò più tardi, come riparatrice, a rammendar quella stoffa che il satana aveva tentato di sfilacciare. Non ha il portento di chi crea con una parola: Sia la Luce. E la luce fu. Ma con una sola parola – Eccomi – diede al mondo la Parola più suggestiva e scandalosa. Che ancora oggi, quando la si pronuncia, spacca il mondo tra bestemmiatori e devotissimi.

L’ essenziale.

La scuola, luogo dove poter fare esperienza.

Inizia la scuola con una domanda: di che tipo di scuola c’è bisogno oggi? Inizia un altro anno pieno di sfide! Ho ascoltato più volte, in questi giorni, un’intervista a don Villa, che guida una scuola libera in Friuli, nata dall’insistente richiesta delle famiglie della zona dopo il terribile terremoto del ‘76. Mi sono entrate nella mente la semplicità delle sue parole, specialmente quando, ad un certo punto, dice che se non hai nulla, inizi dall’essenziale. Continua dicendo in cosa consista l’essenziale per una scuola: capire le ragioni di ciò che si sta facendo; e quindi aiutare i propri alunni a capire le ragioni di ciò che si sta facendo. Per far questo, racconta don Villa, iniziano tutte le mattine con una canzone e ne fissano una parola, una frase. Perché lo scopo della scuola era ed è una ricostruzione, come all’inizio era imparare a vivere nelle macerie del terremoto. Le sue parole mi sono state immediatamente corrispondenti. In questo tempo non viviamo nelle macerie del terremoto, ma la pandemia, con tutte le sue restrizioni e limitazioni, ha sollecitato una domanda, che altrimenti avremmo data per scontata, cioè appunto ‘cosa è essenziale nella nostra scuola’. L’anno scorso, iniziando la scuola dopo il lockdown, ci siamo incontrati tra insegnanti a rispondere a questa domanda. Ci siamo detti che innanzitutto la scuola è un luogo dove poter fare esperienza. Abbiamo determinato, ad esempio, di non voler rinunciare al momento del mattino fatto tutti insieme, scegliendo quindi di farlo all’aperto; affidiamo la giornata e cantiamo una canzone! L’essenziale è quindi puntare alla totalità del ragazzo, al suo cuore.

Emmanuela Schiavon

Tu sei il Cristo

Alla fine dell’attività in Galilea, Gesù fa una specie di sondaggio e chiede ai discepoli: Chi dice la gente che io sia? La gente ha capito che Gesù è un personaggio speciale ma non azzecca la risposta. Gesù rivolge quindi la domanda ai discepoli: Voi, chi dite che io sia? Cioè: cosa avete colto nella mia persona? Vi limitate a paragonarmi – come la folla – a figure del passato o avete intuito qualcosa di più profondo? Di fronte a questa provocazione ecco la risposta di Pietro: Tu sei il Cristo! Quattro parole che richiamano tutta la speranza e l’attesa biblica. Pietro dice: abbiamo capito che tu non sei solo un profeta che annuncia il Regno che verrà; tu non sei solo uno che compie grandi miracoli come Elia; non sei solo uno che invita a conversione, come Giovanni il Battista. Abbiamo capito che tu sei il Messia, che il Regno è già qui con te, che la speranza di Israele si è realizzata in te. Mentre le figure precedenti annunciavano qualcosa per il futuro, tu, Gesù, sei il compimento del piano di Dio e non dobbiamo attendere altro; in te c’è ogni nostra speranza e ogni nostro desiderio. Pietro ha capito che in Gesù c’è la rivelazione ultima e piena, ha capito che Dio è con noi nella persona di Gesù. Gesù accetta la risposta di Pietro, ma c’è ancora un lungo cammino da fare, Gesù è il Messia atteso ma donerà la salvezza con la sofferenza e la croce. Pietro a questo punto si scandalizza, ma non è possibile nessuna scappatoia: Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. Prendere la croce significa rimanere fedeli a Gesù anche a costo di rimetterci ogni cosa. La croce naturalmente non va cercata per sé stessa, non è frutto di autolesionismo, ma è segno di un amore senza misura, segno della propria fedeltà a Cristo. Come Gesù ha salvato il mondo con il suo apparente fallimento sulla croce, così anche il discepolo ogni volta che sopporta sofferenza e persecuzione per non cedere al compromesso, diventa manifestazione della potenza di Dio che salva per mezzo della croce.

d.G.


XXIII^ Domenica del Tempo Ordinario

XXIII^ Domenica del Tempo Ordinario

5 settembre 2021

PAROLA DETTA E UDITA

Un dono che ci pare ovvio: l’udire e il parlare, con la possibilità di conoscenza, apprendimento, di contatto, di comunicazione, di relazione. Ma c’è un passo in più.
Gesù, Parola incarnata, dona la parola e l’udito al sordomuto: nel Battesimo un gesto significativo manifesta che il Signore ci apre a un nuovo udito e a una nuova parola.
Nella confusione di tante parole ascoltate e lette, pronunciate e scritte, quali parole sanano e salvano?
Chi ascoltiamo veramente?
Gesù diventa Maestro vivo e attuale, nel Vangelo e nei fratelli che lo testimoniano.

Natività della Beata Vergine Maria.

Domenica 12 settembre celebriamo
a Ca’ Cappellino la festa patronale.
In quella domenica viene sospesa
la celebrazione della Messa delle ore 18
a San Bartolomeo, perché
alle ore 18 verrà celebrata
la Messa solenne a Ca’ Cappellino.

Festa della Madonna di San Pasquale

Si celebra questa domenica alle ore 18 nella Chiesa di Taglio di Donada.
Al termine della Messa si accompagna la statua della Madonna alla Chiesa
di San Pasquale.

Adorazione Eucaristica

da domenica 19 settembre riprenderà
l’adorazione eucaristica in chiesa
dalle ore 17  alle ore 18.

Inizia martedì 7 settembre un corso di formazione per i catechisti del Vicariato
di Loreo.
Si tiene presso le nostre opere parrocchiali.
Il Corso si protrarrà per tutto il mese di settembre e di ottobre, perciò l’inizio dell’anno catechistico sarà spostato in avanti.

In questa settimana le Suore sono assenti. Si trovano a Roma con la loro comunità per un corso di Esercizi Spirituali.

Fa udire i sordi e parlare i muti

Alcune persone conducono a Gesù un sordomuto e lo supplicano di imporgli la mano. Gesù lo porta in disparte, questa è un’indicazione preziosa: la parola tra la gente spesso si trasforma in chiacchiera, e la chiacchiera non apre l’orecchio, crea solo frastuono e confusione, genera pregiudizi («si dice») che rendono spesso impossibile il vero ascolto e la ricerca della verità.
Gesù mette le dita negli orecchi del malato e con la saliva gli tocca la lingua, sono segni evocativi: il dito che tocca le orecchie e la lingua evoca la potenza creatrice di Dio, mentre la saliva che rianima la lingua secca indica trasmissione di vita. L’«alzare gli occhi al cielo» rivela che la potenza che opera in Gesù viene da Dio. La guarigione del malato è immediata, e nonostante l’ordine di Gesù di tacere, la gente non può non manifestare stupore e meraviglia: Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!
Quanti cristiani sono colpiti da sordità e mutismo, chiusi all’ascolto della parola di Dio, incapaci di professarla e viverla! Tutti ne siamo più o meno colpiti! Siamo «sordi» perché prestiamo un ascolto distratto o talvolta nessun ascolto alla parola di Dio, presi unicamente dai nostri interessi e dalle preoccupazioni della vita di ogni giorno. Siamo «muti» perché le nostre labbra restano chiuse, quando invece dovrebbero aprirsi per ringraziare il Signore dei suoi benefici, per proclamare il suo amore e professare coraggiosamente la nostra fede. Dovremmo essere i portavoce del Signore di fronte ai fratelli e invece, sarà per indifferenza o paura, ce ne stiamo in silenzio.
Il Signore pronunci anche su di noi il suo Effatà, in modo che i nostri orecchi si aprano alla sua parola e la nostra lingua proclami le sue meraviglie.

G.B.

Il desiderio che non finisce

Tutti a settembre parlano del ricominciare, come se l’estate fosse solo una bella parentesi. Per me non è così. L’estate non finisce. A settembre non si ricomincia. L’estate continua tutta la vita, perché il desiderio non finisce. Desiderio di sole, mare, montagna, infinito, bellezza, bene: tutto questo desiderio non si esaurisce con il cambio di stagione. Dentro la famiglia, nel lavoro di ogni giorno; nella vita del mondo, nelle ferite della guerra, l’incertezza dell’Afghanistan, la distruzione di Haiti; nelle circostanze faticose, nel timore della pandemia. Dentro tutto permane la certezza di un bene che abbiamo visto abitare la terra. Un giovane seminarista portoghese racconta quello che gli sta accadendo, e mi fa guardare con speranza la piccola  semente che in lui cresce anche per me, per noi. Una donna africana incontra dei ragazzi che le chiedono di essere battezzati. E chi se lo aspettava? Cosa hanno visto e incontrato quei ragazzi in una terra così? Un’amica offre la disponibilità ad ospitare profughi afgani. E io, e noi? Mio figlio mi fa mille domande sulla scienza, sulla vita: ho risposte già fatte, oppure lascio la sua libertà aperta sul mondo? La persona rinasce ogni giorno perché i fatti della vita ci sfidano, scuotono la libertà e rinnovano il desiderio. Tutta la vita è davanti a noi. La vita – in estate e in tutte le stagioni – ci viene consegnata nelle braccia e nel cuore.

Claudia C.


XXII^ Domenica del Tempo Ordinario

XXII^ Domenica del Tempo Ordinario

29 agosto 2021

Il cuore dell’uomo

Gesù nella pagina evangelica di questa domenica afferma che il male non è esterno all’uomo, ma proviene dal di dentro, dal cuore dell’uomo. Il cuore nel mondo semita è la sede delle decisioni e delle scelte della persona, è il luogo dove viene generato il bene e il male. È dal di dentro dell’uomo quindi che parte l’inganno, l’invidia, la calunnia, la superbia, e sono queste le cose che rompono e rovinano la relazione con Dio e tra gli uomini. È su questo che occorre vigilare. Gesù parla del male che viene dal cuore, ma è chiaro che allo stesso modo anche il bene scaturisce dal cuore. Il bene e il male riguardano sempre una decisione che avviene nel cuore dell’uomo. “L’acqua che si versa in un recipiente già pieno fuoriesce. Allo stesso modo anche in un’anima completamente ripiena della grazia e dello Spirito di Dio il male non può penetrare: il bene afferra tutto e non lascia nessun angolo libero, così il male non può prendere dimora” (Sant’Antonio)

FESTA DI SAN BARTOLOMEO 2021

La Chiesa di San Bartolomeo brillava nel suo splendore nel celebrare anche quest’anno la festa del suo Patrono.
La memoria che cade il 24 agosto, è stata anticipata a sabato 21 per dare la possibilità a più persone di partecipare alla celebrazione.
Il Vescovo, nel tratteggiare la figura dell’Apostolo ha invitato ciascuno di noi a vivere l’entusiasmo della fede del Santo e la sua radicalità nella testimonianza a Cristo.

La festa è stata preceduta da due serate di preparazione:
giovedì 19 con un incontro di preghiera e di ascolto  per  celebrare la gloria di San Bartolomeo.
Il concerto che ha visto alle trombe Gloria Sottovia e Francesca Zuriati, al corno Fontolan Andrea, al trombone Fontolan Cristiano, alla tuba Mattia Biasi e all’organo Paolo Sottovia ha ripercorso i brani più belli della tradizione musicale cristiana, riscuotendo l’ammirazione e il plauso delle persone presenti.
E  venerdì 20 abbiamo accolto la testimonianza dei coniugi Paola e Alberto Mina che ci hanno raccontato della loro famiglia. Grazia Maria si chiamava la terza figlia nata con problemi  gravissimi, tali da impedirle di parlare, camminare e relazionarsi con tutti. E Grazia Maria è stata l’occasione per un’esperienza di comunione profonda all’interno della loro famiglia ( ci sono altri quattro fratelli), di solidarietà con molti amici, di serietà nell’affrontare le domande grandi della vita.
Erano presenti all’incontro diverse coppie di genitori che hanno vissuto o stanno vivendo esperienze analoghe a quelle dei coniugi Mina, e l’intesa e la commozione sono state profonde. Non abbiamo potuto portare la statua del Santo in processione, siamo rimasti noi a portare la testimonianza del Santo lungo le strade della nostra vita.


XXI^ Domenica del Tempo Ordinario

XXI^ Domenica del Tempo Ordinario

22 agosto 2021

SAN BARTOLOMEO APOSTOLO

la festa del Patrono ricorre martedì 24 agosto… noi l’abbiamo celebrata sabato 21 agosto

 

Di Bartolomeo, chiamato anche Natanaèle, afferma in modo chiaro Gesù: sua dote preziosa è la purezza di cuore che risplende dall’assenza di doppiezza. Possiamo anzi dire che l’assenza di doppiezza conduce alla presenza di purezza. I puri di cuore sono dichiarati beati direttamente da Gesù secondo quanto ci riferisce Matteo nell’elenco delle otto beatitudini con cui apre il Discorso della Montagna (Mt 5,8). Per Gesù custodire, seminare e irradiare questa purezza in quanto assenza di doppiezza non è dunque cosa insignificante. Nell’esclamazione di Gesù non si fatica a cogliere un sollievo, una gioiosa leggerezza, quasi a sottintendere: ecco finalmente un uomo in cui non c’è doppiezza di cuore! Il vangelo ci dice anche altro e cioè ci mostra l’attuazione piena della beatitudine dei puri di cuore, che infatti dice: “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”. E a Natanaèle Bartolomeo non per caso Gesù dice proprio questo, pur estendendolo oltre lui anche come dono per tutti i suoi amici: “vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo”. Gesù gli promette proprio questo: vedrete. Per questo vedere bisogna davvero che, oltre alla grazia gratuita del Signore, si generi una condizione interiore speciale, che è appunto quella della purezza. Se abbiamo conosciuto e conosciamo uno o più puri di cuore ci rendiamo conto che è proprio così, che noi stessi possiamo vedere Dio rispecchiato in loro (Mt 5,8)


Assunzione della beata Vergine Maria

Assunzione della beata Vergine Maria

15 agosto 2021

Beata colei che ha creduto

La grandezza di Maria è la sua divina maternità, ma anche la sua grande fede che la fece “concepire nel cuore prima ancora che nel proprio grembo” (Sant’Agostino). Con fede Maria ha accolto l’annuncio dell’angelo, con fede ha visto nel proprio figlio il Figlio di Dio che deve attendere alle opere del Padre (Lc 2,49), con fede ha saputo vedere il Figlio di Dio nel Crocifisso e ha accolto l’invito di Gesù a volgere il suo amore materno verso gli uomini (Gv 19,26). Maria ha percorso sino in fondo il cammino della fede, e questo cammino l’ha condotta alla gloria.
Maria è il capolavoro dell’amore di Dio e diviene un simbolo, uno specchio nel quale il popolo di Dio può scorgere i propri lineamenti. In Maria assunta in cielo si è invitati a vedere all’opera l’onnipotenza di Dio che l’ha resa madre del Signore e che, grazie a lei, ha portato a compimento l’intera storia della salvezza. Inoltre, siamo esortati a essere sensibili verso i piccoli, i poveri, i bisognosi perché, attraverso i nostri gesti di carità, anch’essi possano sperimentare l’amore di Dio, quell’amore che Maria ha manifestato recandosi a servire la cugina Elisabetta e che ha cantato nel Magnificat.

FESTA DEL PATRONO

La comunità intera si dispone a celebrare la
Solennità di San Bartolomeo apostolo

Giovedì 19 agosto ore 21 in chiesa

incontro di preghiera e ascolto
per celebrare la gloria di San Bartolomeo
(Organo e quintetto di Ottoni)

Venerdì 20 agosto ore 21 in chiesa

incontro e testimonianza
dei coniugi Paola e Alberto Mina
per contemplare come l'amore è più forte
della sofferenza e della morte

Sabato 21 agosto ore 18 in chiesa

Solenne Concelebrazione
in onore del Santo

presieduta dal nostro Vescovo


XIX^ domenica del Tempo Ordinario

XIX^ domenica del Tempo Ordinario

8 agosto 2021

GESU’, PANE VIVO DISCESO DAL CIELO

I giudei vedono in Gesù il figlio di Giuseppe, non accettano la sua origine divina. Essi attendevano il Messia come re potente, e faticavano a entrare nella porta stretta di un uomo umile e semplice come Gesù. Come fa a dire di discendere dal cielo se conosciamo i suoi genitori? Gesù motiva la loro chiusura in questo modo: solo chi è attratto dal Padre può credere al suo inviato. Questa attrazione il Padre la esercita mediante un’azione interiore nei confronti della quale l’uomo deve aprirsi all’ascolto della sua parola. Dio attira con l’amore non costringendo.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno. L’atteggiamento del «mangiare» esprime la necessità di assimilare l’offerta di Gesù, di vivere il mistero della sua persona, di divenire suoi discepoli. Il fatto che il discepolato sia definito come un «mangiare» suggerisce – proprio per il realismo dell’immagine – la necessità che il mistero di Gesù prenda corpo in noi, nella nostra storia. In tempi di «anoressia» spirituale fa bene lasciarci provocare dal vangelo che ci chiede di mangiare un cibo buono per avere la vita. Chi non mangia muore, e chi mangia male ottiene il medesimo effetto.
Il pane è importante per l’uomo, e proprio per questo Gesù paragona sé stesso al pane. Come l’uomo non può vivere senza pane, così il cristiano non può vivere senza Cristo. Gesù, pane della vita, vuole essere profondamente unito all’uomo, entrare nella sua vita e nei suoi problemi: Questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Il senso è: accoglimi nella tua vita, accogli il mio messaggio, fa’ tuo il mio modo di essere e pensare. Lasciati coinvolgere nella mia vita, nel mio modo di vedere e pensare gli uomini e il mondo. Non stancarti di fare spazio a me nella tua vita, e …  se farai questo avrai la vera Vita.

Solennità di Santa Chiara 2021

martedì 10 agosto
Primi Vespri e memoria del “transito”
di S. Chiara ore 17,30

mercoledì 11 agosto
Lodi ore 6,50
Santa Messa ore 7,30 presieduta dal nostro Vescovo
Secondi Vespri ore 17,30

I Santi della settimana

Domenica 8 agosto
San Domenico

Lunedì 9 agosto
S. Teresa Benedetta della Croce patrona d’Europa

Martedì 10 agosto
S. Lorenzo – martire

Mercoledì 11 agosto
S. Chiara d’Assisi

Sabato 14 agosto
S. Massimiliano M. Kolbe

Domenica 15 agosto
Assunzione B. V. Maria

La nostra parrocchia

si sta preparando a

celebrare la

festa del suo Patrono

San Bartolomeo

che ricorre il 24 agosto


 XVIII^ domenica del Tempo Ordinario

 XVIII^ domenica del Tempo Ordinario

01 Agosto 2021

GESU’  PANE DELLA VITA

Il vangelo presenta l’inizio del lungo discorso sul «pane della vita» che si apre descrivendo la folla che va alla ricerca di Gesù. La ricerca può essere orientata male, Gesù infatti ri-orienta la ricerca della gente. Il significato del brano sta proprio qui: trasformare la domanda della gente per fare emergere la domanda vera. Questa prima parte del discorso sul «pane della vita» invita a riflettere sulla natura della nostra fame e del cibo del quale ci nutriamo. La finalità della vita per molti è chiusa nell’ambito degli interessi mondani, e allora, come la folla di Cafarnao, si cerca solo il proprio interesse, prevale l’egoismo, l’arrivismo, si cerca di raggiungere e realizzare i propri sogni con qualsiasi mezzo, più o meno onesto. Però, di fronte al dolore, agli insuccessi, alle difficoltà, mancando di un punto di appoggio subentra sfiducia, pessimismo, disperazione. Chi e che cosa può salvare l’uomo? La parola e la persona di Gesù che, oggi come ieri, si offre come «pane di vita» per saziare la fame dell’uomo e assicurare una vita che va al di là della provvisorietà di quella terrena e che è in grado di offrire la pienezza della felicità.

Perdono di Assisi

Ha preso il via giovedì, con il Triduo di preparazione, il percorso di avvicinamento alla festa del Perdono di Assisi, in programma lunedì 2 agosto nel ricordo dell’indulgenza plenaria della Porziuncola voluta da san Francesco e concessa da Papa Onorio III nel 1216.
Il 1° agosto, alle 11, sarà il ministro generale dell’Ordine dei frati minori, a presiedere la celebrazione eucaristica che precederà l’apertura, alle 12, della due giorni che consentirà ai fedeli che si recano alla Porziuncola e nelle chiese parrocchiali e francescane di tutto il mondo di ottenere l’indulgenza plenaria.

I Giovedì di Santa Chiara dell’anno 2021

appuntamento il 5 agosto alle ore 21
Lettere di santa Chiara a sant’Agnese di Boemia e… a noi

I Santi della settimana

Domenica 1° agosto
S. Alfonso M. De Liguori

Mercoledì 4
Madonna dell’Apparizione
(Pellestrina)

San Giovanni M. Vianney

Venerdì 6
Trasfigurazione del Signore


XVII^ domenica del Tempo Ordinario

XVII^ domenica del Tempo Ordinario

25 luglio 2021

Disponibilità e condivisione

Gli apostoli Filippo e Andrea assumono un atteggiamento diverso di fronte alla richiesta di Gesù di dare da mangiare alla folla. Gesù provoca Filippo chiedendogli dove si può comperare del pane per la folla. Con questa provocazione, Gesù rende manifesti i pensieri di Filippo che si rivelano dominati da una logica sbagliata. Filippo rinuncia a intervenire non perché non sia generoso, ma perché pensa che anche se fosse così ricco da poter regalare duecento delle sue giornate lavorative – questo significano i duecento denari – non riuscirebbe a dare un pezzo di pane a ciascuna di quelle persone. Secondo Filippo i problemi della gente sono soprattutto questione di «mezzi» e, in questa logica, non potendo accon­tentare tutti rinuncia in partenza ad agire. Le parole di Andrea manifestano invece una maggiore fiducia in quello che Gesù può fare: C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci. Questi pochi pani e pesci messi nelle mani di Gesù dalla fede incerta e traballante di Andrea diventano la base per saziare la folla.

 Domenica 25 luglio

1^ Giornata mondiale
dei nonni e degli anziani

I NONNI, ANELLO DI CONGIUNZIONE TRA GENERAZIONI

“Una famiglia che non rispetta e non ha cura dei suoi nonni, che sono la sua memoria viva, è una famiglia disintegrata; invece una famiglia che ricorda è una famiglia che ha futuro… In una civiltà in cui non c’è posto per gli anziani o sono scartati perché creano problemi, questa società porta con sé il virus della morte”

(Papa Francesco: Amoris laetitia)

I Giovedì di Santa Chiara
dell’anno 2021

appuntamento alle  ore 21
29 luglio: restiamo in compagnia di
Santa Camilla Battista da Varano (1458-1524)

I Santi della settimana

Lunedì 26: Ss. Gioacchino e Anna
Genitori della Vergine Maria

Giovedì 29: Ss. Marta, Maria e Lazzaro

Sabato 31:S. Ignazio di Loyola
Fondatore della Compagnia di Gesù (Gesuiti)

Domenica 1° agosto: S.Alfonso M. De Liguori

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
IN OCCASIONE DELLA
I GIORNATA MONDIALE DEI NONNI E DEGLI ANZIANI

“Io sono con te tutti i giorni”

Cari nonni, care nonne!

“Io sono con te tutti i giorni” (cfr Mt 28,20) è la promessa che il Signore ha fatto ai discepoli prima di ascendere al cielo e che oggi ripete anche a te, caro nonno e cara nonna. A te. “Io sono con te tutti i giorni” sono anche le parole che da Vescovo di Roma e da anziano come te vorrei rivolgerti in occasione di questa prima Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani: tutta la Chiesa ti è vicina – diciamo meglio, ci è vicina –, si preoccupa di te, ti vuole bene e non vuole lasciarti solo!

So bene che questo messaggio ti raggiunge in un tempo difficile: la pandemia è stata una tempesta inaspettata e furiosa, una dura prova che si è abbattuta sulla vita di ciascuno, ma che a noi anziani ha riservato un trattamento speciale, un trattamento più duro. Moltissimi di noi si sono ammalati, e tanti se ne sono andati, o hanno visto spegnersi la vita dei propri sposi o dei propri cari, troppi sono stati costretti alla solitudine per un tempo lunghissimo, isolati.

Il Signore conosce ognuna delle nostre sofferenze di questo tempo. Egli è accanto a quanti vivono l’esperienza dolorosa di essere messi da parte; la nostra solitudine – resa più dura dalla pandemia – non gli è indifferente. Una tradizione narra che anche San Gioacchino, il nonno di Gesù, fu allontanato dalla sua comunità perché non aveva figli; la sua vita – come quella della sua sposa Anna – era considerata inutile. Ma il Signore gli mandò un angelo per consolarlo. Mentre egli, rattristato, rimaneva fuori dalle porte della città, gli apparve un inviato del Signore per dirgli: “Gioacchino, Gioacchino! Il Signore ha esaudito la tua insistente preghiera”. [1] Giotto, in un suo famoso affresco, [2] sembra collocare la scena di notte, una di quelle tante nottate insonni, popolate di ricordi, preoccupazioni e desideri alle quali molti di noi siamo abituati.

Ma anche quando tutto sembra buio, come in questi mesi di pandemia, il Signore continua ad inviare angeli a consolare la nostra solitudine e a ripeterci: “Io sono con te tutti i giorni”. Lo dice a te, lo dice  me, a tutti. È questo il senso di questa Giornata che ho voluto si celebrasse per la prima volta proprio in quest’anno, dopo un lungo isolamento e una ripresa della vita sociale ancora lenta: che ogni nonno, ogni anziano, ogni nonna, ogni anziana – specialmente chi tra di noi è più solo – riceva la visita di un angelo!

Alcune volte essi avranno il volto dei nostri nipoti, altre dei familiari, degli amici di sempre o di quelli che abbiamo conosciuto proprio in questo momento difficile. In questo periodo abbiamo imparato a comprendere quanto siano importanti per ognuno di noi gli abbracci e le visite, e come mi rattrista il fatto che in alcuni luoghi queste non siano ancora possibili!

Il Signore, però, ci invia i suoi messaggeri anche attraverso la Parola di Dio, che Egli mai fa mancare alla nostra vita. Leggiamo ogni giorno una pagina del Vangelo, preghiamo con i Salmi, leggiamo i Profeti! Rimarremo commossi della fedeltà del Signore. La Scrittura ci aiuterà anche a comprendere quello che il Signore chiede alla nostra vita oggi. Egli, infatti, manda gli operai nella sua vigna ad ogni ora del giorno (cfr Mt 20,1-16), in ogni stagione della vita. Io stesso posso testimoniare di aver ricevuto la chiamata a diventare Vescovo di Roma quando avevo raggiunto, per così dire, l’età della pensione e già immaginavo di non poter più fare molto di nuovo. Il Signore sempre è vicino a noi, sempre, con nuovi inviti, con nuove parole, con la sua consolazione, ma sempre è vicino a noi. Voi sapete che il Signore è eterno e non va mai in pensione, mai.

Nel Vangelo di Matteo, Gesù dice agli Apostoli: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (28,19-20). Queste parole sono rivolte anche a noi oggi e ci aiutano a comprendere meglio che la nostra vocazione è quella di custodire le radici, trasmettere la fede ai giovani e prendersi cura dei piccoli. Ascoltate bene: qual è la vocazione nostra oggi, alla nostra età? Custodire le radici, trasmettere la fede ai giovani e prendersi cura dei piccoli. Non dimenticate questo.

Non importa quanti anni hai, se lavori ancora oppure no, se sei rimasto solo o hai una famiglia, se sei diventato nonna o nonno da giovane o più in là con gli anni, se sei ancora autonomo o se hai bisogno di essere assistito, perché non esiste un’età per andare in pensione dal compito di annunciare il Vangelo, dal compito di trasmettere le tradizioni ai nipoti. C’è bisogno di mettersi in cammino e, soprattutto, di uscire da sé stessi per intraprendere qualcosa di nuovo.

C’è, dunque, una vocazione rinnovata anche per te in un momento cruciale della storia. Ti chiederai: ma come è possibile? Le mie energie vanno esaurendosi e non credo di poter fare molto. Come posso incominciare a comportarmi in maniera differente quando l’abitudine è divenuta la regola della mia esistenza? Come posso dedicarmi a chi è più povero quando ho già tanti pensieri per la mia famiglia? Come posso allargare il mio sguardo se non mi è nemmeno consentito uscire dalla residenza in cui vivo? La mia solitudine non è un macigno troppo pesante? Quanti di voi si fanno questa domanda: la mia solitudine non è un macigno troppo pesante? Gesù stesso si è sentito rivolgere una domanda di questo tipo da Nicodemo, il quale gli chiese: «Come può nascere un uomo quando è vecchio?» (Gv 3,4). Ciò può avvenire, risponde il Signore, aprendo il proprio cuore all’opera dello Spirito Santo che soffia dove vuole. Lo Spirito Santo, con quella libertà che ha, va dappertutto e fa quello che vuole.

Come ho più volte ripetuto, dalla crisi in cui il mondo versa non usciremo uguali: usciremo migliori o peggiori. E «voglia il Cielo che […] non sia stato l’ennesimo grave evento storico da cui non siamo stati capaci di imparare – siamo duri di testa noi! –. Che non ci dimentichiamo degli anziani morti per mancanza di respiratori […]. Che un così grande dolore non sia inutile, che facciamo un salto verso un nuovo modo di vivere e scopriamo una volta per tutte che abbiamo bisogno e siamo debitori gli uni degli altri, affinché l’umanità rinasca» (Enc. Fratelli tutti, 35). Nessuno si salva da solo. Debitori gli uni degli altri. Fratelli tutti.

In questa prospettiva, vorrei dirti che c’è bisogno di te per costruire, nella fraternità e nell’amicizia sociale, il mondo di domani: quello in cui vivremo – noi con i nostri figli e nipoti – quando la tempesta si sarà placata. Tutti «dobbiamo essere parte attiva nella riabilitazione e nel sostegno delle società ferite» (ibid., 77). Tra i diversi pilastri che dovranno sorreggere questa nuova costruzione ce ne sono tre che tu, meglio di altri, puoi aiutare a collocare. Tre pilastri: i sogni, la memoria e la preghiera. La vicinanza del Signore donerà la forza per intraprendere un nuovo cammino anche ai più fragili tra di noi, per le strade del sogno, della memoria e della preghiera.

Il profeta Gioele pronunciò una volta questa promessa: «I vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni» (3,1). Il futuro del mondo è in questa alleanza tra i giovani e gli anziani. Chi, se non i giovani, può prendere i sogni degli anziani e portarli avanti? Ma per questo è necessario continuare a sognare: nei nostri sogni di giustizia, di pace, di solidarietà risiede la possibilità che i nostri giovani abbiano nuove visioni, e si possa insieme costruire il futuro. È necessario che anche tu testimoni che è possibile uscire rinnovati da un’esperienza di prova. E sono sicuro che non sarà l’unica, perché nella tua vita ne avrai avute tante e sei riuscito a uscirne. Impara anche da quella esperienza a uscirne adesso.

I sogni sono, per questo, intrecciati con la memoria. Penso a quanto è preziosa quella dolorosa della guerra e a quanto da essa le nuove generazioni possono imparare sul valore della pace. E sei tu a trasmettere questo, che hai vissuto il dolore delle guerre. Ricordare è una vera e propria missione di ogni anziano: la memoria, e portare la memoria agli altri. Edith Bruck, che è sopravvissuta al dramma della Shoah, ha detto che «anche illuminare una sola coscienza vale la fatica e il dolore di tenere vivo il ricordo di quello che è stato – e continua –. Per me la memoria è vivere». [3] Penso anche ai miei nonni e a quanti di voi hanno dovuto emigrare e sanno quanto è faticoso lasciare la propria casa, come fanno ancora oggi in tanti alla ricerca di un futuro. Alcuni di loro, forse, li abbiamo accanto e si prendono cura di noi. Questa memoria può aiutare a costruire un mondo più umano, più accogliente. Ma senza la memoria non si può costruire; senza delle fondamenta tu mai costruirai una casa. Mai. E le fondamenta della vita sono la memoria.

Infine la preghieraCome ha detto una volta il mio predecessore, Papa Benedetto, santo anziano che continua a pregare e a lavorare per la Chiesa, disse così: «La preghiera degli anziani può proteggere il mondo, aiutandolo forse in modo più incisivo che l’affannarsi di tanti». [4] Questo lo ha detto quasi alla fine del suo pontificato, nel 2012. È bello. La tua preghiera è una risorsa preziosissima: è un polmone di cui la Chiesa e il mondo non possono privarsi (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 262). Soprattutto in questo tempo così difficile per l’umanità, mentre stiamo attraversando, tutti sulla stessa barca, il mare tempestoso della pandemia, la tua intercessione per il mondo e per la Chiesa non è vana, ma indica a tutti la serena fiducia di un approdo.

Cara nonna, caro nonno, nel concludere questo mio messaggio, vorrei indicare anche a te l’esempio del Beato – e prossimamente santo – Charles de Foucauld. Egli visse come eremita in Algeria e in quel contesto periferico testimoniò «la sua aspirazione a sentire qualunque essere umano come un fratello» (Enc. Fratelli tutti, 287). La sua vicenda mostra come sia possibile, pur nella solitudine del proprio deserto, intercedere per i poveri di tutto il mondo e diventare davvero un fratello e una sorella universale.

Chiedo al Signore che, anche grazie al suo esempio, ciascuno di noi allarghi il suo cuore e lo renda sensibile alle sofferenze degli ultimi e capace di intercedere per loro. Che ciascuno di noi impari a ripetere a tutti, e in particolare ai più giovani, quelle parole di consolazione che oggi abbiamo sentito rivolte a noi: “Io sono con te tutti i giorni”. Avanti e coraggio! Che il Signore vi benedica.

Roma, San Giovanni in Laterano, 31 maggio, festa della Visitazione della B.V. Maria

FRANCESCO


XVI^ domenica del Tempo Ordinario

XVI^ domenica del Tempo Ordinario

18 luglio 2021

Venite e riposatevi un po’

Venite in disparte e riposatevi un po’. Questo invito di Gesù agli apostoli ritornati dalla missione vale anche per noi. Il silenzio interiore, il dialogo con Dio dovrebbe diventare una buona «abitudine», un momento frequente – o meglio quotidiano – nell’esistenza cristiana, per verificarla e farla ripartire nella luce e nella forza di Cristo. Spesso sono «le tante cose da fare» che mandano avanti la vita dell’uomo, e quando queste vengono meno – per l’età o per la salute – si va in crisi, ci si sente inutili. Proprio per evitare questo rischio è necessario imparare a fermarsi, far silenzio dentro di sé per ritrovare sé stessi, per non dimenticare chi o che cosa guida la vita, qual è la mèta verso cui si è diretti, qual è il cammino che si sta percorrendo. Isolarsi un poco dal mondo in cui si vive per ritornarvi in modo più profondo e autentico. Il fermarsi a riflettere per ricuperare sé stessi aiuta a ritrovare il gusto delle cose semplici, fa trovare il coraggio di liberarsi da schiavitù inutili, fa capire che è più importante preoccuparci della qualità delle nostre azioni che non del numero delle iniziative che riusciamo a mandare avanti.

I Giovedì di Santa Chiara
dell’anno 2021

appuntamento 22 luglio alle ore 21

…di generazione in generazione:
santa Camilla Battista da Varano (1458-1524)

I Santi della settimana

Giovedì 22:
S.Maria Maddalena
Dopo averle placato le lacrime,
Gesù affida alla Maddalena
la missione di annunciare la sua Risurrezione.

 

Venerdì 23:
S.Brigida
patrona d’Europa

Maria con mani grandi

I vecchi marinai hanno trovato pipe chioggiotte, cocci antichi, palle di cannone e altri mille relitti in fondo alla laguna. Tra questi, si racconta, anche una strana e bella Madonnina di terracotta. Si trova sopra il primo altare di destra ad Ognissanti, a Pellestrina. E pare sia stata messa lì in alto perché le sue mani grosse non erano conformi all’iconologia mariana. A me piace da morire. Immagino il dialogo nelle famiglie dei pescatori quel giorno: “Allora, caro, com’è andata la pesca?” “Bene cara, abbiamo pescato la Madonna”. Immagino lo stupore, la meraviglia… e poi quelle mani grosse, sproporzionate. Perché Maria a Pellestrina ha sempre usato le mani, anche quando ha afferrato per il polso il giovane Natalino la mattina del 4 agosto 1716. Anche quando ha afferrato le nostre vite. Una presa salda che non vuole, e ne siamo grati, lasciare mai la presa.
GS


XV^ domenica del Tempo Ordinario

XV^ domenica del Tempo Ordinario

11 luglio 2021 - S. Benedetto patrono d’Europa

SCELTI E CHIAMATI PER LA MISSIONE

Siamo figli di Dio e non del caso, siamo scelti e benedetti da Dio.
Il disegno di Dio si è fatto visibile nella nostra storia personale con il battesimo, gli altri sacramenti, e tutta la vita della Chiesa.
L’opera di Gesù prosegue attraverso coloro che egli ha chiamato ad essere partecipi della sua azione: scelti dal nulla e dalla vita normale, come i profeta Amos e gli apostoli.
Come tante persone che conosciamo: il papa, il nostro vescovo, i sacerdoti.
Tutti noi, ciascuno con il proprio compito: sacerdote, genitore, educatore. La vita è una chiamata per la missione.

I Giovedì di Santa Chiara
dell’anno 2021

15 luglio alle ore 21

restiamo in compagnia di S. Caterina
ascoltando alcune sue Laudi
e altre Laudi cantate.

Migranti:

Cei, tutta la Chiesa italiana
in preghiera  l’11 luglio
per le vittime del mare

 Li mandò due a due

Gesù invia i Dodici ad annunciare «la Parola». Sono mandati due a due al fine di dare più valore alla loro testimonianza. Gesù li invita a uno stile di vita povero per far risaltare che la vera ricchezza è Lui e la sua Parola. I discepoli non portano avanti un loro progetto personale, ma il progetto di Gesù; essi non rappresentano sé stessi, ma un «Altro». Gesù fa’ capire agli apostoli che devono mettere in conto anche l’eventualità dell’insuccesso; egli stesso l’ha sperimentato più volte, e con amarezza. Essi non devono scomporsi di fronte al rifiuto, il vangelo non si può imporre con la forza, l’uomo dinanzi alla «Parola» rimane libero di scegliere. Il compito del missionario è seminare «la Parola», non gli è garantito il successo. Il comando riguardante la polvere dei calzari da scuotere, laddove non è accolto il vangelo, non va inteso come una forma di maledizione o di condanna, ma serve a rilevare la gravità del rifiuto, l’occasione sprecata…

Secondo l’Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim), nei primi cinque mesi dell’anno sono morte nel Mediterraneo centrale 632 persone (+200% rispetto allo scorso anno), di cui 173 accertate e 459 disperse. Sono più di quattro al giorno, a cui vanno aggiunte le vittime di altre rotte del mare, tra cui quella delle Canarie che ha avuto una tremenda escalation nell’ultimo anno, e i tanti morti lungo il deserto del Sahara, in Libia o nei Balcani.

La CEI: in tutte le parrocchie preghiera per i migranti morti.

La Presidenza della Conferenza episcopale italiana ha invitato le comunità ecclesiali a pregare per le persone migranti, in particolare per quelle che hanno perso la vita nella traversata nel Mar Mediterraneo.
La proposta è quella di leggere in tutte le parrocchie la seguente preghiera dei fedeli, domenica 11 luglio, in occasione della festa di san Benedetto, patrono d’Europa:

«Per tutti i migranti e, in particolare, per quanti tra loro hanno perso la vita in mare, naviganti alla ricerca di un futuro di speranza. Risplenda per loro il tuo volto, o Padre, al di là delle nostre umane appartenenze e la tua benedizione accompagni tutti in mezzo ai flutti dell’esistenza terrena verso il porto del tuo Regno. Al cuore delle loro famiglie, che non avranno mai la certezza di ciò che è successo ai loro cari, Dio sussurri parole di consolazione e conforto. Lo Spirito Santo aleggi sulle acque, affinché siano fonte di vita e non luogo di sepoltura, e illumini le menti dei governanti perché, mediante leggi giuste e solidali, il Mare Nostrum, per intercessione di san Benedetto, patrono d’Europa, sia ponte tra le sponde della terra, oceano di pace, arco di fratellanza di popoli e culture. Preghiamo».

L’iniziativa di preghiera è ispirata dalle parole di papa Francesco, pronunciate nelle domeniche del 13 giugno e del 20 giugno, durante la preghiera dell’Angelus, che ci richiamano a guardare con lucidità alle tragedie che continuano a verificarsi nel Mare Nostrum. «Il Mediterraneo – ha detto il Papa il 13 giugno – è diventato il cimitero più grande dell’Europa». Aggiungendo nella domenica successiva (20 giugno): «Apriamo il nostro cuore ai rifugiati; facciamo nostre le loro tristezze e le loro gioie; impariamo dalla loro coraggiosa resilienza!».