XXVI^ Domenica del Tempo Ordinario

XXVI^ Domenica del Tempo Ordinario

26 settembre 2021

Riconoscere e valorizzare tutto il bene

Gesù insegna a riconoscere e valorizzare il bene dovunque si trova!
Gesù aggiunge anche il desiderio di un legame con chiunque faccia il bene (‘non parlerà male di me’).
Nella nostra società ipocrita, vediamo sbandierare il male come fosse bene, e gridare allo scandalo quando uno sbaglia.
Gesù ci chiede di non aver paura di ‘tagliare’ ciò che induce al male.
Non le nostre membra, ma tante “pròtesi” come: tv, computer, cellulare, rapporti sbagliati ecc… nella misura in cui questi ci trascinano al male.
Impariamo a fare il bene alle persone “come a Gesù”.

Lunedì 4 ottobre
Festa di San Francesco dAssisi
Patrono dItalia
Il Vescovo celebra la S. Messa presso il Monastero delle Clarisse alle ore 7,00.

Lunedì 11 ottobre
Festa di Maria Madre
della Chiesa
Patrona di Porto Viro
Per il programma leggere attentamente il volantino.

INIZIO ANNO
CATECHISTICO

Domenica 10 ottobre

Invitiamo tutti i ragazzi e i genitori

alla Messa delle 10,30

per dare inizio alla grande al nuovo

Anno Catechistico

Chi non è contro di noi è per noi

L’apostolo Giovanni giudica inaccettabile che uno sconosciuto, estraneo al gruppo dei discepoli, cacci i demoni in nome di Gesù, non ammette che si possa produrre qualche frutto di salvezza fuori dalla cerchia dei discepoli. Gesù riprende Giovanni dicendo: Chi non è contro di noi è per noi, e gli fa capire che la potenza del suo nome opera anche fuori del gruppo dei discepoli. Quindi il vero discepolo deve saper vedere e apprezzare il bene da qualunque parte provenga.
Esiste una parola usata spesso nel mondo ecclesiale: la parola «lontano». Chiamiamo «lontani» coloro che non si riconoscono nella comunità parrocchiale o nei movimenti cattolici. Chiamiamo «lontani» coloro che sono in una linea diversa dalla nostra quanto alla fede e al modo di viverla. Questa pagina evangelica mette in crisi questa categoria. Certe persone che non conoscono il vangelo talvolta ne sono più vicine di altre, sedicenti cristiane, che si vantano di conoscerlo, ma che con le loro infedeltà ne sono invece molto lontane.
Nella seconda parte del vangelo Gesù afferma che il male può annidarsi all’interno stesso della comunità cristiana. Gesù parla di «scandalo» nei confronti dei «piccoli», che non sono i bambini, ma i membri della comunità che hanno una fede ancora debole. Non scandalizzarli significa far sì che il nostro comportamento non sia di ostacolo alla crescita della loro fede; questo sarebbe gravissimo: meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. In positivo «non scandalizzare» significa dare buona testimonianza, aiutare e sostenere la crescita del fratello. Le tre parti del corpo menzionate da Gesù – l’occhio, la mano e il piede – sono organi di relazione ed evocano l’intenzionalità e l’azione. Con gli occhi guardiamo e giudichiamo il fratello; con le mani possiamo accoglierlo e aprirci nel dono o escluderlo e chiuderci nel rifiuto più duro; con il piede possiamo andare incontro al fratello che non è «dei nostri» o semplicemente rimanere in una sequela che di evangelico ha ben poco, se non sa raggiungere coloro che entrano nei confini dell’amore di Dio.

d.G.

Lunedì 27 Settembre 2021

Maratona  Televisiva TV 2000

per la Campagna

di Sostentamento dei Sacerdoti

  • 07,30 – Di Buon Mattino

  • 12,20 – L’Ora Solare

  • 15,20 –  Siamo Noi

  • 17,30 – Il Diario di Papa Francesco


XXV^ Domenica del Tempo Ordinario

XXV^ Domenica del Tempo Ordinario

19 settembre 2021

VIVERE PER UN COMPITO

La vita è una chiamata-vocazione a un compito.
Possiamo ripetercelo all’inizio dell’anno pastorale, dell’anno scolastico, del tempo in cui riprende il lavoro normale.
Non è la ricerca del primo posto o del posto migliore: è un servizio a Dio lì dove siamo, in famiglia e nel lavoro, a favore della vita nostra e altrui.
Vivere con questa coscienza, aiuta a svolgere con gusto il compito che ci è affidato.
Liberi dalla pretesa di risultati, gratificazioni, ricompense.
Il campo è del Signore e la ricompensa vera è la sua amicizia.

Un appuntamento da non perdere

Riprende in questa Domenica

l’Adorazione Eucaristica,

 alle ore 17 prima della Messa delle ore 18.

Altri appuntamenti / news

VILLAREGIA

I Missionari ricordano in questa domenica, con inizio alle 9,30, il quarantesimo della fondazione della loro famiglia religiosa.

CATECHISTI

Martedì 21 si tiene il 3° incontro del corso di aggiornamento per i catechisti della Vicaria di Loreo.
L’incontro è presso le nostre opere parrocchiali, dalle ore 18,30 alle ore 20,00.

NUOVA SCINTILLA

Il settimanale della nostra Diocesi.
Stiamo apprezzando i notevoli sforzi di aggiornamento: il numero di questa settimana è dedicato alle nostre Comunità, nel momento della ripartenza.
Il giornale lo troviamo in fondo alla Chiesa, sul tavolo della stampa.

Il primo sia il servitore di tutti

Gesù annuncia per la seconda volta la sua passione e morte, ma i discepoli lungo la strada discutono tra loro su chi sarebbe stato il più grande nel regno futuro. Gesù, conoscendo i loro pensieri, chiama un bambino – per gli ebrei il bambino era simbolo di umiltà e impotenza -, lo pone in mezzo a loro e offre il suo insegnamento: se ci tenete a diventare grandi agli occhi di Dio e a occupare i primi posti nel regno, dovete diventare come questo bambino. Cioè: non dovete essere ambiziosi, non dovete cercare di mettervi un gradino al di sopra agli altri, dovete invece essere umili e semplici, e porvi a servizio dei vostri fratelli.
Ricchezza, potenza e piacere: sono queste le cose che molta gente oggi, come ieri, mette in cima alla scala dei valori, e per conseguirle spesso sacrifica tutto. Gesù rovescia questa scala di valori e pone al vertice l’umiltà, la povertà, la croce. Gesù ci dice che la vera grandezza consiste nel mettere sé stessi al servizio degli altri. Nessuno può dirsi vero discepolo di Gesù se non si apre al «servizio» dei fratelli. Purtroppo, in tutti gli ambiti – sociale, politico e anche religioso – riuscire nella vita significa lottare per il primo posto, salire sempre più in alto, salire sul podio degli onori, raccogliere a piene mani le rose della vita. La vera grandezza – dice invece Gesù – viene solo dal dono disinteressato e generoso di sé, dal servizio verso gli altri senza aspettarsi nulla in cambio.
Il modello da imitare è Gesù stesso: Il Figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti. Servire vuol dire dare la vita, donare tutto ciò che viviamo: ciò che si è, ciò che si ha, ciò che si pensa, ciò che si fa. Questo tipo di servizio non ha limiti e non dice mai basta. Naturalmente questo esige una notevole dose di eroismo, ma questa è una componente tipica del Vangelo.
d.G.

Non riduciamo la croce a un oggetto
di devozione o un simbolo politico

Il terzo giorno del viaggio apostolico in Slovacchia di Papa Francesco è iniziato con il trasferimento da Bratislava a Prešov, dove ha presieduto la divina liturgia bizantina di san Giovanni Crisostomo nel piazzale del Mestská športová. Il pontefice ha spiegato il significato di vedere e testimoniare la croce quale rivelazione della bellezza dell’amore di Dio, proprio come ha fatto san Giovanni. Egli ha innanzitutto visto Gesù che muore brutalmente e ingiustamente tra due malfattori, cosa che agli occhi del mondo rende la croce un fallimento e non la gloria del Signore che volontariamente si offre per ogni uomo. Dal contemplare il Crocifisso scaturisce la testimonianza. Se si immerge lo sguardo in Gesù, il suo volto comincia a riflettersi sul nostro ed esigere che noi testimoniamo con amore umile il Vangelo e le Beatitudini.
«Come possiamo imparare a vedere la gloria nella croce? […] La croce è dipinta o scolpita in ogni angolo delle nostre chiese. Non si contano i crocifissi: al collo, in casa, in macchina, in tasca. Ma non serve se non ci fermiamo a guardare il Crocifisso e non gli apriamo il cuore, se non ci lasciamo stupire dalle sue piaghe aperte per noi, se il cuore non si gonfia di commozione e non piangiamo davanti al Dio ferito d’amore per noi. […] Il testimone che ha la croce nel cuore e non soltanto al collo non vede nessuno come nemico, ma tutti come fratelli e sorelle per cui Gesù ha dato la vita.»


XXIV^ Domenica del Tempo Ordinario

XXIV^ Domenica del Tempo Ordinario

12 settembre 2021

SEGUIRE GESU’

La fede di Pietro, la conferma di Gesù, l’annuncio della passione-morte-risurrezione, la protesta di Pietro, l’invito di Gesù alla sequela: sono anche i passi della nostra vita cristiana.
Costituiscono la decisione della vita, e anche la decisione
di ogni giorno.
Riconoscere Cristo mentre camminiamo, lavoriamo, incontriamo; mentre accadono i fatti lieti o dolorosi della giornata;
mentre viviamo in questo mondo contraddittorio di bene e di male.
La fede riconosciuta e vissuta ci unisce a tutti i nostri fratelli cristiani e diventa la nostra testimonianza di fronte al mondo.

Natività della Beata Vergine Maria.

Domenica 12 settembre celebriamo
a Ca’ Cappellino la festa patronale.
In quella domenica viene sospesa
la celebrazione della Messa delle ore 18
a San Bartolomeo, perché
alle ore 18 verrà celebrata
la Messa solenne a Ca’ Cappellino.

NATIVITÀ DI MARIA

La contempliamo così tanto grande che pare quasi strano pensarla bambina. Troppe conquiste fatte da Maria: sposa, profetessa, pellegrina. Per non parlar di quei quattro capisaldi che fanno di Lei l’Intoccabile di Dio: Madre, Vergine, Immacolata, Assunta. Addirittura, nel rosario, Regina. Tutto al maiuscolo, perché la Donna che visse in maniera tanto minuscola, diede il suo grembo affinché l’Altissimo prendesse casa tra le case di quaggiù. Eppure, par persino ovvio dirlo, Maria non c’è sempre stata, non abita quella Sacra Trinità che esiste da tempi immemori, da quando ancora non c’era il tempo. Maria no: arrivò più tardi, come riparatrice, a rammendar quella stoffa che il satana aveva tentato di sfilacciare. Non ha il portento di chi crea con una parola: Sia la Luce. E la luce fu. Ma con una sola parola – Eccomi – diede al mondo la Parola più suggestiva e scandalosa. Che ancora oggi, quando la si pronuncia, spacca il mondo tra bestemmiatori e devotissimi.

L’ essenziale.

La scuola, luogo dove poter fare esperienza.

Inizia la scuola con una domanda: di che tipo di scuola c’è bisogno oggi? Inizia un altro anno pieno di sfide! Ho ascoltato più volte, in questi giorni, un’intervista a don Villa, che guida una scuola libera in Friuli, nata dall’insistente richiesta delle famiglie della zona dopo il terribile terremoto del ‘76. Mi sono entrate nella mente la semplicità delle sue parole, specialmente quando, ad un certo punto, dice che se non hai nulla, inizi dall’essenziale. Continua dicendo in cosa consista l’essenziale per una scuola: capire le ragioni di ciò che si sta facendo; e quindi aiutare i propri alunni a capire le ragioni di ciò che si sta facendo. Per far questo, racconta don Villa, iniziano tutte le mattine con una canzone e ne fissano una parola, una frase. Perché lo scopo della scuola era ed è una ricostruzione, come all’inizio era imparare a vivere nelle macerie del terremoto. Le sue parole mi sono state immediatamente corrispondenti. In questo tempo non viviamo nelle macerie del terremoto, ma la pandemia, con tutte le sue restrizioni e limitazioni, ha sollecitato una domanda, che altrimenti avremmo data per scontata, cioè appunto ‘cosa è essenziale nella nostra scuola’. L’anno scorso, iniziando la scuola dopo il lockdown, ci siamo incontrati tra insegnanti a rispondere a questa domanda. Ci siamo detti che innanzitutto la scuola è un luogo dove poter fare esperienza. Abbiamo determinato, ad esempio, di non voler rinunciare al momento del mattino fatto tutti insieme, scegliendo quindi di farlo all’aperto; affidiamo la giornata e cantiamo una canzone! L’essenziale è quindi puntare alla totalità del ragazzo, al suo cuore.

Emmanuela Schiavon

Tu sei il Cristo

Alla fine dell’attività in Galilea, Gesù fa una specie di sondaggio e chiede ai discepoli: Chi dice la gente che io sia? La gente ha capito che Gesù è un personaggio speciale ma non azzecca la risposta. Gesù rivolge quindi la domanda ai discepoli: Voi, chi dite che io sia? Cioè: cosa avete colto nella mia persona? Vi limitate a paragonarmi – come la folla – a figure del passato o avete intuito qualcosa di più profondo? Di fronte a questa provocazione ecco la risposta di Pietro: Tu sei il Cristo! Quattro parole che richiamano tutta la speranza e l’attesa biblica. Pietro dice: abbiamo capito che tu non sei solo un profeta che annuncia il Regno che verrà; tu non sei solo uno che compie grandi miracoli come Elia; non sei solo uno che invita a conversione, come Giovanni il Battista. Abbiamo capito che tu sei il Messia, che il Regno è già qui con te, che la speranza di Israele si è realizzata in te. Mentre le figure precedenti annunciavano qualcosa per il futuro, tu, Gesù, sei il compimento del piano di Dio e non dobbiamo attendere altro; in te c’è ogni nostra speranza e ogni nostro desiderio. Pietro ha capito che in Gesù c’è la rivelazione ultima e piena, ha capito che Dio è con noi nella persona di Gesù. Gesù accetta la risposta di Pietro, ma c’è ancora un lungo cammino da fare, Gesù è il Messia atteso ma donerà la salvezza con la sofferenza e la croce. Pietro a questo punto si scandalizza, ma non è possibile nessuna scappatoia: Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. Prendere la croce significa rimanere fedeli a Gesù anche a costo di rimetterci ogni cosa. La croce naturalmente non va cercata per sé stessa, non è frutto di autolesionismo, ma è segno di un amore senza misura, segno della propria fedeltà a Cristo. Come Gesù ha salvato il mondo con il suo apparente fallimento sulla croce, così anche il discepolo ogni volta che sopporta sofferenza e persecuzione per non cedere al compromesso, diventa manifestazione della potenza di Dio che salva per mezzo della croce.

d.G.


XXIII^ Domenica del Tempo Ordinario

XXIII^ Domenica del Tempo Ordinario

5 settembre 2021

PAROLA DETTA E UDITA

Un dono che ci pare ovvio: l’udire e il parlare, con la possibilità di conoscenza, apprendimento, di contatto, di comunicazione, di relazione. Ma c’è un passo in più.
Gesù, Parola incarnata, dona la parola e l’udito al sordomuto: nel Battesimo un gesto significativo manifesta che il Signore ci apre a un nuovo udito e a una nuova parola.
Nella confusione di tante parole ascoltate e lette, pronunciate e scritte, quali parole sanano e salvano?
Chi ascoltiamo veramente?
Gesù diventa Maestro vivo e attuale, nel Vangelo e nei fratelli che lo testimoniano.

Natività della Beata Vergine Maria.

Domenica 12 settembre celebriamo
a Ca’ Cappellino la festa patronale.
In quella domenica viene sospesa
la celebrazione della Messa delle ore 18
a San Bartolomeo, perché
alle ore 18 verrà celebrata
la Messa solenne a Ca’ Cappellino.

Festa della Madonna di San Pasquale

Si celebra questa domenica alle ore 18 nella Chiesa di Taglio di Donada.
Al termine della Messa si accompagna la statua della Madonna alla Chiesa
di San Pasquale.

Adorazione Eucaristica

da domenica 19 settembre riprenderà
l’adorazione eucaristica in chiesa
dalle ore 17  alle ore 18.

Inizia martedì 7 settembre un corso di formazione per i catechisti del Vicariato
di Loreo.
Si tiene presso le nostre opere parrocchiali.
Il Corso si protrarrà per tutto il mese di settembre e di ottobre, perciò l’inizio dell’anno catechistico sarà spostato in avanti.

In questa settimana le Suore sono assenti. Si trovano a Roma con la loro comunità per un corso di Esercizi Spirituali.

Fa udire i sordi e parlare i muti

Alcune persone conducono a Gesù un sordomuto e lo supplicano di imporgli la mano. Gesù lo porta in disparte, questa è un’indicazione preziosa: la parola tra la gente spesso si trasforma in chiacchiera, e la chiacchiera non apre l’orecchio, crea solo frastuono e confusione, genera pregiudizi («si dice») che rendono spesso impossibile il vero ascolto e la ricerca della verità.
Gesù mette le dita negli orecchi del malato e con la saliva gli tocca la lingua, sono segni evocativi: il dito che tocca le orecchie e la lingua evoca la potenza creatrice di Dio, mentre la saliva che rianima la lingua secca indica trasmissione di vita. L’«alzare gli occhi al cielo» rivela che la potenza che opera in Gesù viene da Dio. La guarigione del malato è immediata, e nonostante l’ordine di Gesù di tacere, la gente non può non manifestare stupore e meraviglia: Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!
Quanti cristiani sono colpiti da sordità e mutismo, chiusi all’ascolto della parola di Dio, incapaci di professarla e viverla! Tutti ne siamo più o meno colpiti! Siamo «sordi» perché prestiamo un ascolto distratto o talvolta nessun ascolto alla parola di Dio, presi unicamente dai nostri interessi e dalle preoccupazioni della vita di ogni giorno. Siamo «muti» perché le nostre labbra restano chiuse, quando invece dovrebbero aprirsi per ringraziare il Signore dei suoi benefici, per proclamare il suo amore e professare coraggiosamente la nostra fede. Dovremmo essere i portavoce del Signore di fronte ai fratelli e invece, sarà per indifferenza o paura, ce ne stiamo in silenzio.
Il Signore pronunci anche su di noi il suo Effatà, in modo che i nostri orecchi si aprano alla sua parola e la nostra lingua proclami le sue meraviglie.

G.B.

Il desiderio che non finisce

Tutti a settembre parlano del ricominciare, come se l’estate fosse solo una bella parentesi. Per me non è così. L’estate non finisce. A settembre non si ricomincia. L’estate continua tutta la vita, perché il desiderio non finisce. Desiderio di sole, mare, montagna, infinito, bellezza, bene: tutto questo desiderio non si esaurisce con il cambio di stagione. Dentro la famiglia, nel lavoro di ogni giorno; nella vita del mondo, nelle ferite della guerra, l’incertezza dell’Afghanistan, la distruzione di Haiti; nelle circostanze faticose, nel timore della pandemia. Dentro tutto permane la certezza di un bene che abbiamo visto abitare la terra. Un giovane seminarista portoghese racconta quello che gli sta accadendo, e mi fa guardare con speranza la piccola  semente che in lui cresce anche per me, per noi. Una donna africana incontra dei ragazzi che le chiedono di essere battezzati. E chi se lo aspettava? Cosa hanno visto e incontrato quei ragazzi in una terra così? Un’amica offre la disponibilità ad ospitare profughi afgani. E io, e noi? Mio figlio mi fa mille domande sulla scienza, sulla vita: ho risposte già fatte, oppure lascio la sua libertà aperta sul mondo? La persona rinasce ogni giorno perché i fatti della vita ci sfidano, scuotono la libertà e rinnovano il desiderio. Tutta la vita è davanti a noi. La vita – in estate e in tutte le stagioni – ci viene consegnata nelle braccia e nel cuore.

Claudia C.