CORPUS DOMINI

SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO - CORPUS DOMINI

2 giugno 2024

L’EUCARISTIA CENTRO DI VITA

Nella festa del Corpus Domini si concentra tutto il mistero cristiano, tutto quello che Gesù è e quello fa per noi: Figlio di Dio fatto uomo, donato per noi in sacrificio sulla croce, centro di unità della Chiesa e di ogni comunità, alimento di vita nel pane e nel vino. Attorno a Gesù presente nell’Eucaristia si edifica e cresce la Chiesa: anche la nostra comunità, anche le nostre persone. Ricominciamo a vivere ripartendo dall’Eucaristia celebrata insieme e adorata personalmente. E’ un cammino di vita.

Giovedì 13 giugno

Festa di S. Antonin da Po

ore 20,30 S.Messa
presieduta dal nostro Vescovo
Mons. Giampaolo Dianin
segue la processione

Corpus Domini
Il 2 giugno
celebreremo la
Solennità del Corpus Domini
con il seguente programma:
Ore 9,30 unica celebrazione del
mattino in San Bartolomeo
viene sospesa la Messa anche a Mea e
Ca’Cappellino segue la processione
fino alla Chiesa delle Clarisse
I bambini potranno spargere lungo il
cammino petali di fiori.

Frazione Mea
Domenica prossima, 9 giugno
la frazione Mea celebra la festa dei
Santi Patroni Felice e Fortunato
alle ore 18,00 Mons. Vescovo
celebra la Messa nella
piazzetta antistante la Chiesa.
Nella Chiesa di San Bartolomeo
viene sospesa la Messa delle 18,00
e tutti siamo invitati ad unirci a questo
momento di fede e di festa.

Giovedì 6 giugno,
In occasione della giornata
mondiale di santificazione sacerdotale,
tutti i sacerdoti della
diocesi trascorrono la giornata
assieme al Vescovo.
Per questo motivo nelle parrocchie
non si celebra la S. Messa.

* * *

Il Vescovo ha inviato a tutte le
parrocchie della Diocesi una
nota pastorale sulla
Celebrazione delle Esequie.
Avremo modo di leggerla e di
applicarla.

Carlo Acutis sarà proclamato santo

Questa la decisione presa da Papa Francesco che ha riconosciuto un miracolo attribuito al giovanissimo beato nato a Monza e che ora riposa in pace ad Assisi, terra cara alla famiglia Acutis e al beato
patrono di Internet.
Dire che Carlo Acutis era un adolescente come tanti sarebbe corretto: amava il calcio, i Pokemon, i film d’azione e gli animali, ma il suo amore più grande era il Eucaristia.
È nato a Londra nel 1991 da genitori italiani, con la famiglia poi si è trasferito a Milano, in Italia, dove è cresciuto. Carlo è stato un esempio di santità e continua a ispirare i giovani di tutto il mondo. Durante la sua breve vita, Carlo ha amato e venerato profondamente l’Eucaristia. Diceva spesso: “L’Eucaristia è la mia autostrada per il Paradiso”, e “Se stiamo davanti al sole, diventiamo marroni, ma quando stiamo davanti a Gesù nell’Eucaristia, diventiamo santi”.

Pane spezzato per un mondo nuovo

L’istituzione dell’Eucarestia viene celebrata il Giovedì Santo, nel cuore della Settimana Santa, ma la Chiesa la ricorda nuovamente dopo la domenica della Santissima Trinità, perché il mistero eucaristico è un invito a fare memoria di tutti i prodigi di Dio, culminati nel dono del Figlio, Verbo fatto carne, morto in croce e risorto per la nostra salvezza, per renderci partecipi della vita eterna, della vita d’amore trinitaria.
Gesù, accompagnando il dono del pane ai discepoli con le parole: Prendete, questo è il mio corpo, vuol dirci: questo sono io, questo è un segno vivo della mia persona, è un segno efficace della mia presenza. Donando sé stesso nel segno del pane, Gesù entra nella vita dell’uomo come sostegno, aiuto del corpo e dello spirito, compagno di viaggio nel cammino della vita. Ricevendolo come cibo nell’Eucaristia, il cristiano riceve la forza e la capacità per vivere non una vita chiusa in sé stessa ma aperta a tutti, una vita che cerca di testimoniare Gesù Cristo in tutti gli ambienti, anche in quelli che sembrano più lontani e ostili a lui e al vangelo. Con il calice del vino e con le parole che pronuncia su di esso: Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza, versato per molti, Gesù parla della sua vita donata fino alla fine. Le parole di Gesù interpretano la sua morte in croce come sangue versato per tutta l’umanità, egli è morto per tutti, si è fatto vittima di espiazione per i peccati dell’intera umanità, rinnovando il vincolo di amore fra Dio e l’uomo.
Il cristiano, da Gesù che si dona nell’Eucaristia, riceve l’invito a imitare la sua stessa «vita donata». Vita donata è la vita offerta a Dio nella fedeltà alla sua parola e nell’obbedienza alla sua volontà. Vita donata è una vita capace di accogliere tutti, una vita che supera le barriere di razza, cultura e religione e, anzi, le trasforma in elementi di arricchimento e completamento reciproco. Cristo ha versato il suo sangue per tutti, è morto per salvare tutti, è risorto per dare inizio a una umanità nuova. Questo dovrebbe essere anche il frutto di ogni partecipazione all’Eucaristia, affinché ogni cristiano sia come Cristo pane spezzato per un mondo nuovo.

d.G.


SANTISSIMA TRINITA’

SANTISSIMA TRINITA’

26 maggio 2024

SEGNATI DALLA TRINITA

Dopo il percorso da Natale a Pasqua e Pentecoste, apriamo lo sguardo a riconoscere Dio Uno e Trino che realizza l’opera di salvezza. La Trinità ci svela Dio Padre Creatore, il Figlio Gesù Redentore, lo Spirito Santo Santificatore, un solo Dio in Tre Persone, Potenza, Sapienza e Amore. Guardiamo Gesù che ci manifesta il Padre e ci dona il suo Spirito. La nostra storia con il Dio Trinità si realizza nella Chiesa che vive nel mondo perché tutti si riconoscano come figli e fratelli e sorelle.

HAI UN PO’ DI TEMPO ??

Cerchiamo uomini, donne, giovani, anziani… disponibili a fare del bene, dedicando 2 ore alla settimana,
nella distribuzione di vestiti e alimenti,per aiutare i più poveri e i più bisognosi.
Presso il centro Caritas di Porto Viro, dietro la chiesa di Scalon.
Contatti: 0426.631394 – 339.2460614

Pellegrinaggio diocesano al Santo
Mercoledì 12 giugno partenza dalla piazza della Chiesa alle 14,30; è necessario prenotarsi.

Macerata – Loreto
46° pellegrinaggio a piedi sabato 8 giugno 2024
prenotazione:
Giancarlo 3400612042
Nicola 3357378850

Il Fioretto del mese di Maggio
Il mese di Maggio ci mette insieme
a pregare con il Rosario
per chiedere a Maria il dono della pace.
Si recita il Rosario ogni sera:
 – in Chiesa, alle 17,30, prima della Messa
– Sant’Antunin da Po ogni sera ore 20,30
– In Parrocchia dal lunedì al venerdì

alle ore 20,45

Mercoledì 29 ore 20,45
facciamo la conclusione
del mese di maggio…
con sorpresa!!

Corpus Domini
Il 2 giugno
celebreremo la
Solennità del Corpus Domini
con il seguente programma:
Ore 9,30 unica celebrazione del
mattino in San Bartolomeo
viene sospesa la Messa anche a Mea e
Ca’Cappellino segue la processione
fino alla Chiesa delle Clarisse
I bambini potranno spargere lungo il
cammino petali di fiori.

La Confraternita dei Flagellanti della Ss. Trinità di Loreo

La confraternita, istituita nel 1608, in breve crebbe talmente di numero, erano 10mila gli iscritti durante l’800 e sono 2mila attualmente, che ben presto i fradèi ebbero necessità di un proprio oratorio, quello attuale a fianco della chiesa parrocchiale, che si iniziò a costruire nel 1613, in seguito ampliato e restaurato varie volte. Ai confratelli si imponevano l’obbedienza al priore e al padre guardiano, il dovere della penitenza, dell’assistenza e dell’elemosina, l’osservanza di una condotta moralmente retta.
“Fratelli, che dimandate?”, chiede il priore. “La misericordia di Dio e la pace di questa compagnia?”, rispondono i novizi che, presentati da un fratello anziano, chiedono di essere iscritti alla confraternita. E così, dopo il canto del Miserere, ormai da quasi cinque secoli ha inizio la cerimonia che si celebra la notte della SS. Trinità. Da 496 anni, alla data prescritta, gli aderenti alla Confraternita dei flagellanti o dei battuti della SS. Trinità, con i loro suggestivo saio e cappuccio rossi, convengono a Loreo. La cerimonia inizia verso la mezzanotte nell’oratorio della Scuola, con la vestizione dei nuovi fratelli. Dopo questa prima parte pubblica alla presenza anche delle sorelle, inizia la parte segreta del rito cui possono assistere solo gli iscritti: “Avvertiti tutti i fratelli d’un perfetto silenzio, chiuse tutte le porte e conoscendo il priore essere i tutti fratelli al loro posto e bene pre-parati.” Alle tre di notte circa, i fradèi escono e si recano processionalmente alla chiesa del Pilastro per la veglia cimiteriale. All’alba tutto è concluso ed ognuno ritorna al suo paese. Da precisare soltanto che il lungo tragitto verso il Pilastro è innovazione ottocentesca, quando cioè i cimiteri vennero spostati fuori dai luoghi abitati; prima di allora, la processione si esauriva attorno alla parrocchiale, accanto alla quale come ovunque si tumulavano i defunti. La fantasia popolare si è da sempre sbizzarrita sui fradèi dla Scuola d’ Loré. Tante cose si dicevano e si dicono ancora: che è assai difficile essere ammessi e che si deve subire una ispezione fisica per dimostrare di essere maschi, dal momento che le donne non sono am-messe al rito segreto; che al momento della morte, si deve porre un mattone sotto il capo e provvedere subito alla cancellazione dall’elenco altrimenti il fratello non troverà pace e apparirà di notte; che durante la parte segreta, se estraneo si nascondesse in chiesa, la cerimonia sarebbe impossibilitata a proseguire. E via di-cendo. In realtà niente di negromantico o di strane iniziazioni, nessun occultismo o formule esoteriche. Tutto si svolge nel segno della più rigorosa ortodossia.

Un Dio, tre Persone

La solennità della SS.ma Trinità è un invito a prendere atto dell’atteggiamento che Dio Padre, Figlio e Spirito Santo hanno sempre avuto nei confronti dell’uomo. È un invito a riflettere sulla storia della salvezza, la storia di un Dio che ama l’uomo e che, nonostante le sue continue e ripetute infedeltà, non lo abbandona. Dio, spinto dall’amore, crea l’uomo, ma l’uomo si allontana da lui. Spinto nuovamente dall’amore chiama Abramo, scegliendo nella sua persona un popolo che avrebbe dovuto farlo conoscere in tutta la terra, ma i suoi discendenti si allontanano ripetutamente da lui. Dio li richiama alla fedeltà con i profeti e da ultimo con l’invio del Figlio, Gesù Cristo. La storia della salvezza è scandita da questo ritornello: Dio fa la sua proposta, l’uomo la accetta, ma poi si mostra infedele; Dio però non lo abbandona, continua a essergli vicino, sempre pronto e disposto a riprendere il dialogo con lui. Questo è il ritmo che ha caratterizzato la storia del popolo di Israele ed è anche il ritmo che scandisce la nostra storia personale.
La nostra vita è profondamente legata a questo Dio trinitario. Nessuna persona è radicata in noi come le tre persone divine. Tutta la nostra vita, dalla culla alla tomba, si svolge in dialogo con la Trinità. All’inizio della nostra vita siamo stati battezzati «nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo», al tramonto di essa partiremo da questo mondo «nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo». Tutte le volte che ci segniamo con il «segno della croce», dichiariamo la nostra appartenenza alla Trinità. Celebrare la festa della Trinità, quindi, significa far festa a un Dio che ha intrecciato la sua vita con l’uomo per prepararlo alla comunione eterna con lui. Il Dio trinitario che ha intessuto questa storia d’amore con l’uomo, che ha mandato nel mondo il suo unico Figlio e che continua a essere presente nel mondo con il suo Spirito, ci attende accanto a sé. La Trinità è «l’oceano di pace verso cui sta scorrendo il piccolo ruscello della nostra vita» (S. Agostino). L’uomo è fatto per l’incontro con Dio, si tratta di una speranza che non può andare delusa perché fondata sulla parola e sull’amore di Dio (cfr. Rm 5,5).

d.G.


ASCENSIONE DEL SIGNORE

ASCENSIONE DEL SIGNORE

12 maggio 2024

IL COMPIMENTO E LA MISSIONE

Vediamo l’ascensione come il compimento della vita terrena e della missione di Gesù. Così la descrivono gli Atti degli Apostoli.
Vediamo l’ascensione come la promessa di un destino buono per noi e per tutta l’umanità, nel mistero universale di salvezza. Così la delinea Paolo nella lettera agli Efesini.
Vediamo l’ascensione come l’affidamento della missione di Gesù ai discepoli, alla Chiesa, ad ogni cristiano, avendo come orizzonte tutta l’umanità. Così la racconta il Vangelo.
Il protagonista resta Gesù, Signore del tempo e dello spazio, che continua ad agire nel mondo attraverso il suo santo Spirito.

Pellegrinaggio diocesano a Sant’Antonio di Padova
Mercoledì 12 giugno
partenza dalla piazza della Chiesa alle 14,30
è necessario prenotarsi

Si svolgerà dal 16 al 19 maggio

Festival Biblico

Giovedì 16 maggio ore 20,45 Sala Eracle

Il corpo tra eros e agàpe

con Maria Grazia Crepaldi (Università di Padova) Giorgio Bonaccorso (Ist. Lit. Pst. Padova)
Moderatore il nostro Vescovo Mons. Giampaolo Dianin

Sabato 18 maggio ore 15.00
Parco dell’Amicizia Borgo Mimose
Festa dell ’ Amicizia dall’io al noi: il cuore dei bambini cambierà il mondo.

Il Fioretto del mese
di
Maggio
Il mese di Maggio ci mette insieme
a pregare con il Rosario
per chiedere a Maria il dono della pace.
Si recita il Rosario ogni sera:
 – in Chiesa, alle 17,30, prima della Messa
– Sant’Antunin da Po ogni sera ore 20,30
– In Parrocchia dal lunedì al venerdì

alle ore 20,45

Macerata – Loreto
46° pellegrinaggio a piedi
sabato 8 giugno 2024
prenotazione:
Giancarlo 3400612042
Nicola 3357378850

“Che cosa ti è successo, Europa umanistica, paladina dei diritti dell’uomo, della democrazia e della libertà?
Che cosa ti è successo, Europa
terra di poeti, filosofi, artisti, musicisti, letterati?
Che cosa ti è successo, Europa madre di popoli e nazioni, madre di grandi uomini e donne che hanno saputo difendere e
dare la vita per la dignità dei loro fratelli?”,
è la provocazione lanciata da Papa Francesco durante il discorso pronunciato nel 2016 in occasione del conferimento del “Premio Carlo Magno”, onorificenza assegnata a chi si distingue per impegno in favore della pace e dell’integrazione in Europa.
Sulla scia di queste domande sull’umanesimo che era stato messo a principio dai fondatori dell’Europa
l’Associazione “L’Umana Avventura” di Porto Viro
propone per un incontro-dialogo con il
prof. Andrea Pin
ordinario di Diritto pubblico comparato presso l’Università di Padova dal titolo:

“PER LA PACE, UN ORIZZONTE IDEALE”

venerdì 17 maggio alle ore 21,15, presso la Sala Maggiore della
Parrocchia San Bartolomeo apostolo a Porto Viro (Ro)

Fu elevato in alto sotto i loro occhi

L’ascensione, che conclude il cammino di Gesù e da’ inizio al cammino della chiesa, è descritta come una salita e una partenza. È una salita perché è il completamento della risurrezione, non è un ritorno alla vita di prima (come fu, ad esempio, la risurrezione di Lazzaro o la risurrezione del figlio della vedova di Naim), ma un cammino in avanti, l’entrata in una nuova vita accanto al Padre. È una partenza perché Gesù ritira la sua presenza visibile, terrena. Questo non significa che ora è assente, ma che sono cambiate le modalità della sua presenza, sono cambiati i modi di incontrarlo: è presente nel dono dello Spirito, nella parola degli apostoli, nella comunità radunata, nel servizio ai fratelli. L’ascensione viene raccontata in una sola riga, il racconto si dilunga invece sul prima e sul dopo, attirando l’attenzione sugli atteggiamenti che i discepoli hanno assunto. Due atteggiamenti sbagliati: prima della partenza di Gesù vogliono conoscere i tempi e i momenti del regno di Dio; dopo la sua scomparsa stanno a guardare il cielo. Il primo atteggiamento è rimproverato da Gesù e il secondo dagli angeli.
La risposta di Gesù alla domanda dei discepoli: È questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele? È allo stesso tempo un rimprovero e il programma da attuare. Rimprovero, perché l’importante non è indagare sul “quando”, ma chiedersi in che direzione muoversi, quali compiti assumere nel frattempo. Il programma è la missione aperta alle dimensioni del mondo, una missione che si muove in senso centrifugo: non sono i popoli che arrivano a Gerusalemme, ma è la comunità che da Gerusalemme va verso i popoli. Si tratta di un compito impegnativo ed è per questo che Gesù lo accompagna con una promessa: avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi.
Partito Gesù, i discepoli restano a guardare il cielo, e questo atteggiamento è rimproverato dagli angeli che distolgono i discepoli da un equivoco, quello di limitarsi a guardare in alto. Il discepolo che ha visto Gesù salire in cielo possiede una certezza: Gesù tornerà. L’attesa del Signore e la certezza del suo ritorno vanno vissuti immergendosi nel mondo e divenendo sale della terra e luce del mondo.

d.G.


VI^ domenica di Pasqua

VI^ domenica di Pasqua

5 maggio 2024

L'AMORE DI DIO ACCOLTO E VISSUTO

Una cascata di amore, come un torrente benefico viene da Dio e si riversa nell’umanità. Quasi a compimento del tempo pasquale Gesù ci dice: “Come il Padre ha amato me, così io ho amato voi. Rimanete nel mio amore”. Questa è la storia di Dio con noi, il nostro tracciato di vita. Il cuore dell’uomo e della donna rinasce da questa fonte: verso il coniuge, figli, genitori, familiari, colleghi e quanti incontriamo nella vita di ogni giorno. Un atteggiamento nuovo, aperto al mondo.
Un Vangelo che vive.

Si svolgerà dal 16 al 19 maggio Festival Biblico a Chioggia
L’evento quest’anno comincerà da Porto Viro
giovedì 16 maggio con un dialogo sul tema:
“Il corpo tra eros e agape”
che si terrà nella Sala Eracle
moderatore il nostro vescovo mons. Giampaolo Dianin.
Nel pomeriggio di sabato 18 maggio nel Parco dell’Amicizia
si terrà un’attività multidisciplinare per bambini di 9-10 anni:
“Dall’Io al Noi – Il Cuore dei Bambini cambierà il Mondo.

Il Fioretto del mese
di
Maggio
Il mese di Maggio ci mette insieme
a pregare con il Rosario
per chiedere a Maria il dono della pace.
Si recita il Rosario ogni sera:
 – in Chiesa, alle 17,30, prima della Messa
– Sant’Antunin da Po ogni sera ore 20,30
– In Parrocchia dal lunedì al venerdì

alle ore 20,45

Giovedì 9 maggio alle 21
il seminarista
Daniele Mozzato
farà la sua
domanda pubblica di ammissione
tra i candidati agli Ordini Sacri
presso la parrocchia di Rosolina

Amatevi come io ho amato voi

Gesù propone ai discepoli come modello di comunità la sua comunione con il Padre: Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Gesù si è sempre sentito profondamente amato dal Padre. Ciò che il Padre gli chiedeva non è stato per lui una imposizione, ma una condivisione di vita e progetti. Egli ha fatto suo il progetto del Padre e ha liberamente messo a disposizione la sua vita come segno profondo di corrispondenza al suo amore. Gesù ha fatto la stessa cosa con i discepoli: i suoi comandamenti sono un invito a partecipare alla sua missione, un invito che parte da colui che ha offerto loro un amore che è giunto fino alla croce.
Il vangelo di questa domenica mette a fuoco il primato della fraternità come stile di vita della comunità. Ciò che fa la differenza e distingue il discepolo dal “mondo” è l’amore fraterno: da qui tutto parte e qui tutto si verifica. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. La caratteristica del discepolo è quella di lasciarsi amare dal Signore e costruire relazioni fraterne dentro la comunità. E l’amore non consiste solo nel dare delle cose a chi ha bisogno, ma nel fargli sentire l’amore del Signore che vive nella comunità cristiana.
Infine, non si sta con Gesù per qualche convergenza di idee o reciproca utilità, all’origine di tutto c’è una scelta libera del Signore: Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi. La Chiesa non è una società costituita da persone che si mettono insieme per interessi comuni, ma dipende totalmente dall’iniziativa del Signore e dal rimanere in comunione con lui. L’elezione comporta la dedizione totale per la missione di Gesù: Vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto. Accettare di essere eletti e aderire a Gesù vuol dire riconoscere che, anche nella missione, il primato dipende da lui e i frutti ci saranno nella misura in cui si opera con e insieme a lui.

d.G.

Custodiscimi. Proteggimi da ogni male

In ventotto anni abbiamo percorso strade irte e scoscese; terreni inquinati dal “sistematico male” che attraverso l’abuso sui bambi-ni è stato perpetrato, lacerandone l’innocente vita, coi suoi sogni e attese. Quanto grido di dolore è stato ascoltato, accolto, accompagnato, sostenuto! Quante volte, insieme alle vittime, abbiamo alzato le mani verso il Cielo e «alzando gli occhi verso i monti» abbiamo supplicato ed elevato un grido: da dove mi verrà l’aiuto? (cf. Salmo 121) Quanta sofferenza è stata lenita con il balsamo della consolazione e con le “attrezzature” della guarigione! Dentro questo abisso “infernale”, la presenza dei “diaconi dell’infanzia” (chi custodisce e si occupa delle ferite degli abusi sui minori e sulle persone vulnerabili) non solo ha fatto la differenza, ma ha manifestato la possibilità della guarigione e della speranza. Dobbiamo continuare a fare di più e insieme. Questo operare insieme è una vera e propria sfida per l’oggi, che ci proietta a un domani maggiormente caratterizzato dalla tutela e dalla protezione dei bambini. L’abuso è un trauma permanente; è una ferita invisibile con la quale si sopravvive, ma spesso anche visibile a causa delle autodifese che ogni persona mette in atto. Di qui la necessità di comprenderle, di accoglierle, di condividerle per permettere a quanti siano stati feriti di uscire e di rivedere la luce della vita. Perché la vita, ogni vita, non merita alcuna violenza, in alcun modo e in alcun caso. Non esiste una violenza sui bambini, fin dal concepimento, che possa essere giustificata. Non è possibile sostenere, anche ideologicamente, l’ipersessualizzazione e l’erotizzazione dei bambini per fini assolutamente inaccettabili, quali il relativismo del corpo e la sua commercializzazione, anche attraverso il digitale. La pedofilia online rappresenta una gamma di delitti, fra i più efferati, che si inquadrano nell’ambito della criminalità transnazionale e che non deve essere, come ancora accade, minimizzata e sottostimata. La Giornata dei Bambini Vittime, ideata dall’Associazione Meter, è pertanto un appuntamento che offre, a quanti stanno dalla parte dei minori, l’occasione per richiamare a un impegno imprescindibile e non delegabile. Insieme.


V^ domenica di Pasqua

V^ domenica di Pasqua

28 aprile 2024

UNA VITE VIVA

Cristo vive. Come una vite rigogliosa estende i suoi rami nel tempo e nello spazio.
Si diventa cristiani perché Egli ci unisce a sé nel Battesimo e negli altri sacramenti.
Partecipiamo alla vita della Chiesa con la famiglia, gli amici, la comunità. Qui scorre la linfa della Grazia, chiarita dalla Parola e alimentata dalla fede dei fratelli.
Qui siamo uniti a Cristo come i tralci alla vite.
Il cristianesimo è stare attaccati a Lui nella vita della Chiesa, come hanno fatto Paolo e tanti fratelli cristiani.

Oggi il Papa è a Venezia:
un cuore che guarda e ama

Il Fioretto del mese
di
Maggio
Il mese di Maggio ci mette insieme
a pregare con il Rosario
per chiedere a Maria il dono della pace.
Si recita il Rosario ogni sera:
 – in Chiesa, alle 17,30, prima della Messa
– Sant’Antunin da Po ogni sera ore 20,30
– In Parrocchia dal lunedì al venerdì

alle ore 20,45

I SANTI
DELLA SETTIMANA
Domenica 28 aprile:
Santa Gianna Beretta Molla
la santità quotidiana
di una madre martire
Lunedì 29 aprile:
Santa Caterina da Siena
Patrona d’Italia e d’Europa
Mercoledì 1 maggio
San Giuseppe lavoratore
e San Riccardo Pampuri
Giovedì 2 maggio:
Beata Sandra Sabbattini
la santa fidanzata
Venerdì 3 maggio
Ss. Filippo e Giacomo apostoli

Io sono la vera vite

Gesù, dopo aver lavato i piedi ai discepoli e dopo aver richiamato la necessità di essere gli uni servitori degli altri, utilizza l’immagine della vite e dei tralci per esortarli a «rimanere» uniti a lui, perché solo scegliendo di stare con lui si può portare frutto nell’annuncio del vangelo. Il verbo «rimanere» è ripetuto sette volte proprio per far capire ai discepoli quanto sia essenziale stabilire un rapporto profondo e duraturo con lui.
Io sono la vite vera. Il Quarto evangelista usa il termine «vite» e non «vigna» perché non c’è una pluralità di ceppi (come nel caso di una vigna) ma si tratta di un’unica pianta, di un unico ceppo, al quale sono collegati tutti i tralci, e questo ceppo è Gesù. Di questa vite si dice che è quella «vera», e Gesù è la «vera vite» perché è la piena rivelazione di Dio, è la Parola incarnata. Gesù è la «vera vite» perché uniti a lui le persone possono produrre frutto, il frutto di una vita vera, autentica, lontana da ogni falsità. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto: il «rimanere» in Gesù si attua nell’ascolto e nella messa in pratica delle sue parole che sono la linfa che passa dal tronco della vite nei tralci e fa nascere il frutto. Le sue parole sono vive e portatrici di vita. «Rimanere» in Gesù vuol dire lasciare agire in sé stessi le sue parole, perché queste hanno il potere di plasmare un modo di pensare e sentire la vita secondo il disegno di Dio.
Il discepolato nel Quarto vangelo era partito da una domanda: Maestro, dove dimori? (Gv 1,38). Ora Gesù invita i discepoli a dimorare in lui, lo dice con un imperativo: «rimanete», perché in questa casa (= l’adesione alla persona di Gesù) bisogna volerci entrare e stare con la fede, scegliendo di non rimanere fuori della porta, ma di riconoscere questa dimora come la propria. Le parole di Gesù alla fine assumono anche un tono di minaccia: chi non sta dentro diventa «secco» come il tralcio che staccato dalla vite è destinato ad essere gettato nel fuoco e bruciato.

d.G.

Intelligenza artificiale e mondo del lavoro:
luci ed ombre

Mai come oggi la festa del lavoro (san Giuseppe lavoratore per la Chiesa) viene commemorata in un momento cruciale della storia umana. È ormai sotto gli occhi di tutti come l’avvento dell’Intelligenza arti-ficiale (IA) impatterà sul mondo del lavoro forse anche più della prima rivo-luzione industriale. La stessa ChatGPT (una chatbot, cioè un software che simula la conversazione umana) alla domanda su come l’IA influenzerà il mondo del lavoro così risponde: «Automatizzando compiti ripetitivi e noiosi, consentirebbe alle persone di concentrarsi su mansioni più creative e significative. Inoltre, potrebbe migliorare l’efficienza e la precisione nelle attività quotidiane, aumentando la produttività complessiva». Quanto sopra ci riporta perciò alla domanda fondamentale: Cos’è il lavoro e come si definisce in relazione all’essere umano? È il la-voro che definisce l’uomo o viceversa? Nel primo caso è il lavoro a sovrastare l’uomo. In quest’ottica l’IA viene vista come l’occasione per migliorare quali-tà ed efficienza nel lavoro, sostituendo la componente umana, considerata imprevedibile e perciò difettosa ai fini produttivi. Il Fondo Monetario Internazionale ha dichiarato con preoccupa-zione come l’introduzione dell’IA in vari settori comporterebbe una riduzione dei posti di lavoro che, nei paesi con economie più avanzate, potrebbe arrivare sino al 60% con crescita delle diseguaglianze sociali, riduzione degli stipendi e meno assunzioni tra i lavoratori più vulne-rabili. Invece, una concezione del lavoro in cui l’uomo venisse considera-to il valore aggiunto per eccellenza, e quindi imprescindibile da qualunque riflessione, potrebbe consentire di riportare il discorso nel giusto solco. Permetterebbe di non disgiungere gli indubbi vantaggi offerti dall’IA dalle ricadute etiche che ogni innovazione porta con sé. Un tema ben presente, ad esempio, nel discorso di Papa France-sco per la 57a Giornata per la pace, ma che speriamo di trovare anche in altri leaders mondiali, come è già avvenuto con il richiamo del primo ministro cinese Li Qiang sui rischi etici dell’IA. Un fatto inatteso su un rischio vero, oltre tutto pronunciato a Davos!


Giornata di preghiera per le vocazioni

Giornata di preghiera per le vocazioni

21 aprile 2024

SALVATI COME PECORE, AMATI COME FIGLI

Il tempo di Pasqua ci accompagna a riconoscere Gesù risorto e presente, Pastore che sostiene e guida la sua Chiesa. E’ bello sapere che ci cono-sce per nome e ci ama uno ad uno. E’ bello sapere che ha anche ‘altre pecore’. E’ bello sapere che ci vuole non dispersi e isolati, ma uniti nella Chiesa, nella comunità e nell’amicizia cristiana: “Vi ho chiamati amici”. Guardiamo con questi occhi e amiamo con questo cuore i nostri pastori, i nostri fratelli e sorelle cristiani, e tutti coloro che incontriamo nella vita.

Celebrazione dei Sacramenti della Iniziazione Cristiana
21 aprile 2024
con la messa delle ore 18,00
18 ragazzi della nostra Comunità
ricevono per le mani del nostro Vescovo,
il Sacramento della Cresima e
si accostano per la 1^ volta all’Eucaristia.

I ragazzi che ricevono i Sacramenti
dell’Iniziazione Cristiana:

Bergo Raffaella
Burgato Davide
Cavallari Anna
Caverni Alessandro
Gaia Anna
Grandi Mya Martina
Ifem David
Luppi Giulia
Marangon Flavia
Marangon Marilena
Pregnolato Sebastiano
Quadretti Tommaso
Ravazzolo Alessio
Ruzza Arianna
Stabellini Marco
Veronese Greta
Zanellato Giacomo

Gesù buon pastore

Gesù ci introduce nel mistero della sua persona con una immagine
presente nella predicazione dei profeti e nei salmi: quella del pastore.
Nel vangelo si sente il linguaggio del profeta Ezechiele che esprime il
severo giudizio di Dio nei confronti dei pastori d’Israele che, invece di
prendersi cura del gregge, curavano i propri affari. Il profeta annuncia che
il Signore stesso si prenderà cura del suo popolo: Ecco, io stesso cercherò
le mie pecore e ne avrò cura … Io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò
da tutti i luoghi dove erano disperse (Ez 34,11-12).
La promessa fatta da Ezechiele trova realizzazione nella persona di Gesù,
è lui il pastore buono che
conosce una ad una le sue pecore. Mediante questa immagine si sottolinea
il profondo legame esistente tra Gesù e i discepoli. Lo scopo di questa
conoscenza è portare i discepoli alla comunione tra di loro, comunione
che si fonda nella loro unione con Gesù e con il Padre. Le parole Gesù: Ho
altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo
guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, introducono
il tema della missione e faranno comprendere alle prime comunità
cristiane la necessità di estendere l’annuncio del vangelo all’intera umanità.
Tutta la vita di Gesù testimonia che lui è il «buon pastore» promesso da
Dio. La misericordia che ha mostrato nelle varie situazioni umane nelle
quali è venuto a trovarsi manifesta il suo desiderio di donare la salvezza a
tutti. Come il pastore non abbandona il gregge, ma lo difende dai pericoli
e lo conduce a pascoli ricchi e a sorgenti di acqua pura, così Gesù Cristo è
sempre presente nella nostra vita: lo è per mezzo della Chiesa e dei pastori
che ha suscitato, lo è nell’Eucaristia e mediante il suo Spirito. Come il
pastore conosce le sue pecore, così anche Gesù conosce le nostre difficoltà
e preoccupazioni. Egli continua a posare su di noi il suo sguardo di tenerezza,
e questa certezza diventa motivo di fiducia e serenità. Come il
pastore ha cura delle sue pecore e parte per cercare quella che si è smarrita,
così non c’è uomo al mondo, qualunque sia la sua condizione, che
non sia amato da Gesù, e che Gesù non voglia far entrare nella sua amicizia.

d.G.

Testimonianza vocazionale

Sono Elena Salvagnin, missionaria della Comunità Missionaria di Villaregia, e condivido con voi volentieri questa mia bella notizia della professione definitiva domenica 28 aprile alle 17 nella mia parrocchia di origine: Ss. Felice e Fortunato – Campolongo Maggiore (VE). Per chi non mi conoscesse, racconto anche qualcosa in più su di me. Forse qualcuno si starà chiedendo, che cos’è la professione definitiva? In questo periodo mi sto preparando per il mio sì per sempre, per la mia consacrazione definitiva a Dio, nella Comunità Missionaria, scegliendo appunto una vita di donazione agli altri e soprattutto ai più poveri. Ecco che cos’è la professione definitiva, il sì per sempre a Dio attraverso i voti di povertà, castità, obbedienza e (nel mio caso) anche di Comunità per la missione. Come sono arrivata fino a qua? Faccio qualche passo indietro per chi non mi conoscesse. Sono originaria di Campolongo Maggiore (VE), paesino nella pianura padana non lontano da Padova; ho 35 anni, e faccio parte della Comunità Missionaria di Villaregia da dicembre 2010. Ho conosciuto questa realtà proprio a Campolongo Maggiore in seno alla mia parrocchia d’origine nel 2008 grazie ad alcuni giorni di animazione missionaria proposti in paese; a quel tempo avevo 19 anni ed ero al primo anno di università, ho studiato lingue moderne a Padova. Dopo due anni di conoscenza, servizio e formazione missionaria come giovane, ho sentito forte il desiderio di intraprendere un percorso di consacrazione missionaria (cambiando progetto di vita rispetto a quello pensato nella gioventù fino a quel momento), per essere 24 ore su 24 a servizio di Dio, degli altri, e dei poveri. Ho intrapreso questo cammino a dicembre 2010, dopo la conclusione della laurea triennale, e in questi anni ho avuto anche il bel dono di trascorrere una tappa missionaria di 5 anni nella periferia sud di Lima, capitale del Perù, dove ho vissuto a stretto contatto con la povertà, ma anche con uno stile diverso di umanità.
(continua su Nuova Scintilla a pag. 13)


3^ DOMENICA DI PASQUA

3^ DOMENICA DI PASQUA

14 aprile 2024

GESU’ RISORTO,
UN AVVENIMENTO
PRESENTE

Gesù si presenta agli apostoli nella concreta umanità del suo corpo risorto: mostra le mani e i piedi trafitti e mangia con loro. Cristo risorto sta ancora accadendo nella vita della Chiesa: lo scopriamo nella liturgia, nella comunione fraterna, nella carità verso il prossimo. Gesù risorto vive in mezzo a noi. Egli dona vita e dignità a ogni uomo e ogni donna, anche ai più deboli e dimenticati. Ci salva dal fondo del nostro cuore liberandoci dal male con la sua misericordia e ci lancia come suoi testimoni nel mondo.

Celebrazione dei Sacramenti della Iniziazione Cristiana
Domenica 21 aprile con la messa delle ore 18,00
17 ragazzi della nostra Comunità ricevono,
per le mani del nostro Vescovo,
il Sacramento della Cresima e si accostano per la 1^ volta all’Eucaristia.

Domenica prossima 14 aprile, alle ore 17,30, presso le opere parrocchiali,
il Vescovo desidera incontrare i ragazzi e i genitori per un saluto e una
prima conoscenza.

Venerdì 19 aprile alle ore 21,00
i genitori con i padrini e le madrine, se possibile, si trovano in Chiesa
per la preparazione alla celebrazione dei Sacramenti;
ci sarà la possibilità di celebrare il Sacramento della Confessione.

I ragazzi che ricevono i Sacramenti
dell’Iniziazione Cristiana:

Bergo Raffaella
Burgato Davide
Cavallari Anna
Caverni Alessandro
Gaia Anna
Grandi Mya Martina
Ifem David
Luppi Giulia
Marangon Flavia
Marangon Marilena
Pregnolato Sebastiano
Quadretti Tommaso
Ravazzolo Alessio
Ruzza Arianna
Stabellini Marco
Veronese Greta
Zanellato Giacomo

L’intelligenza delle Scritture

Il brano del vangelo, tratto da Luca, racconta una nuova apparizione di Gesù ai discepoli ed è parallelo al racconto di Giovanni di domenica scorsa. I discepoli sono talmente lontani dall’idea della risurrezione che «sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma». Gesù, per superare la loro incredulità, mostra i segni della passione, come fece con Tommaso, chiede di mangiare con loro e lentamente la paura e lo stupore si trasformano in gioia profonda. I particolari ai quali l’evangelista accenna («guardare, toccare, mangiare») intendono essere una risposta alle difficoltà suscitate negli ascoltatori dall’annuncio della risurrezione di Gesù, ascoltatori che rimanevano perplessi di fronte al racconto dei discepoli. Il Cristo risorto non era un fantasma, ma lo stesso Gesù che i discepoli avevano conosciuto e con il quale avevano camminato per le strade della Palestina.
Gesù, dopo essersi mostrato ai loro occhi, si rivolge ai loro orecchi: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi». Di Gesù a restano le parole, sono le parole scritte nei vangeli, parole che hanno segnato l’amicizia tra Gesù e i discepoli, parole che hanno cambiato la loro vita e sono rimaste nella loro memoria perché fossero consegnate alla storia futura. Si tratta di parole che hanno il potere di creare vita nuova ed eterna, capaci di realizzare comunione e amicizia profonda con colui che è l’unico e vero Maestro. Dopo aver aperto le loro menti alla comprensione delle Scritture («Aprì loro la mente per comprendere le Scritture»), Gesù li invia in missione.  A loro è affidato il compito di partire non solo per le strade della Palestina, ma per le strade del mondo. Si tratta di un annuncio di salvezza per tutte le genti: dalla stanza dell’amicizia ritrovata agli orizzonti mondiali di tutta l’umanità, chiamata a questa comunione mediante la conversione e il perdono. Anche ogni discepolo di Gesù (= ciascuno di noi) ha il compito di continuare la missione di Gesù. La Pasqua di Gesù rimane vana se non c’è chi la renda operante suscitando la fede con la parola e la testimonianza.

d.G.

61a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni:
"Creare casa" (Christus vivit, 217)

Domenica 21 aprile 2024, quarta domenica di Pasqua, la Chiesa ci invita a celebrare la 61a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni: ecco perché giovedì 28 aprile, alle ore 21,00 nel Santuario della Beata Vergine della Navicella a Chioggia ci sarà la Veglia Diocesana di preghiera per tutte le vocazioni presieduta dal nostro Vescovo Mons. Giampaolo Dianin.

Chiamati a seminare la speranza e a costruire la pace
Cari fratelli e sorelle!
La Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni ci invita, ogni anno, a con-siderare il dono prezioso della chiamata che il Signore rivolge a ciascuno di noi, suo popolo fedele in cammino, perché possiamo prendere parte al suo progetto d’amore e incarnare la bellezza del Vangelo nei diversi stati di vita. Ascoltare la chiamata divina, lungi dall’essere un dovere imposto dall’esterno, magari in nome di un’ideale religioso; è invece il modo più sicuro che abbiamo di alimentare il desiderio di felicità che ci portiamo dentro: la nostra vita si rea-lizza e si compie quando scopriamo chi siamo, quali sono le nostre qualità, in quale campo possiamo metterle a frutto, quale strada possiamo percorrere per diventare segno e strumento di amore, di accoglienza, di bellezza e di pace, nei contesti in cui viviamo…
(dal messaggio del Santo Padre)


2^ DOMENICA DI PASQUA O DELLA DIVINA MISERICORDIA

2^ DOMENICA DI PASQUA O DELLA DIVINA MISERICORDIA

7 aprile 2024

UN INCONTRO CHE ACCOGLIE

Gesù risorto ci incontra nella vita e ci abbraccia nel sacramento della misericordia che abbiamo celebrato nei giorni di Pasqua, e dell’Eucaristia che lo dona nella parola e nel pane spezzato. Il cuore di Dio, in Gesù morto e risorto, e la comunità della Chiesa, sempre ci accolgono e ci testimoniano la fede, come gli apostoli con Tommaso nel cenacolo. La fede è un incontro personale, un’esperienzavissuta insieme, un cammino di testimonianza della fede, della carità, della misericordia, mentre percorriamo le strade del mondo.

Celebrazione dei Sacramenti della Iniziazione Cristiana
Domenica 21 aprile con la messa delle ore 18,00
17 ragazzi della nostra Comunità ricevono,
per le mani del nostro Vescovo,
il Sacramento della Cresima e si accostano per la 1^ volta all’Eucaristia.

Domenica prossima 14 aprile, alle ore 17,00, presso le opere parrocchiali,
il Vescovo desidera incontrare i ragazzi e i genitori per un saluto e una
prima conoscenza.

Gesù in una apparizione a
Suor Faustina Kowalska
(Polonia inizio 1900)
“Voglio che l’immagine, che dipingerai
con il pennello, venga solennemente
benedetta nella prima domenica
dopo Pasqua; questa domenica
deve essere la festa della Misericordia”.

Acqua benedetta
Nella Messa della Veglia Pasquale è
stata benedetta l’acqua lustrale.
Ora l’acqua benedetta si trova in
una vaschetta accanto all’altare
della celebrazione vicino
al Cero Pasquale.
Chi desidera avere in casa
dell’acqua benedetta può
liberamente prendersela.

L’angolo dell’amministrazione

In occasione della Pasqua sono state
offerti alla Chiesa, per sostenere le
sue diverse necessità, € 1.222,00.
Ringraziamo di cuore!

Mio Signore e mio Dio!

Il vangelo riporta le prime due apparizioni di Gesù risorto ai discepoli. La prima avviene la sera stessa del giorno di Pasqua. Tommaso non è presente a questa prima apparizione e non vuol credere alla testimonianza degli altri discepoli. Otto giorni dopo, presente Tommaso, Gesù appare nuovamente e da’ soddisfazione alle richieste di Tommaso: Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente! Tommaso non può fare altro che proclamare la sua fede: Mio Signore e mio Dio! Gesù apprezza questo atto di fede, ma aggiunge: Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto! La beatitudine afferma che chi non ha la possibilità di «vedere» Gesù fisicamente non è meno fortunato di chi questa possibilità ha avuto. Per tutti infatti è disponibile la Parola che rende possibile il cammino di fede, una Parola che può portare a dire con verità le stesse parole di Tommaso: Mio Signore e mio Dio.
Oggi questa beatitudine il Signore è rivolta anche a noi e ci ricorda che la vera fede non nasce dagli occhi ma dal cuore. Ciò che gli occhi non vedono può essere percepito da un cuore che è aperto all’amore di Dio. La vera fede nasce dal profondo di noi stessi, dalla nostra disponibilità a lasciarci illuminare dai «segni» che sono stati scritti nel Vangelo affinché, credendo in Gesù, abbiamo la vita nel suo nome. Solo attraverso la mediazione della Scrittura, infatti, potremo capire la figura di Gesù, credere in Lui, vivere in modo autentico la nostra vita di figli di Dio. Nei versetti conclusivi, l’autore del Quarto vangelo chiarisce il fine che lo ha spinto a scrivere il vangelo: Questi segni sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Il suo lavoro non è stato quello dello storico che si limita a riportare i fatti, ma quello di un testimone che desidera convincere a partire dalla descrizione di «segni», che però chiedono di essere letti e interpretati. Noi, lettori di oggi, siamo rimandati alla nostra responsabilità e fatica di accogliere e lasciar parlare questi segni, perché ci guidino alla conoscenza concreta e vitale del Signore Gesù.

d.G.


Domenica delle Palme

Domenica di Pasqua
Risurrezione del Signore

31 marzo 2024

Gesu ci invita a percorrere le ore della sua passione e del suo silenzio per condurci a gustare la gioia della rissurrezione.
Il racconto della Passione del Signore che la liturgia presenta oggi e il Venerdì santo è una grande omelia.
In questa settimana siamo chiamati a porre i nostri piedi sui passi del Signore: Ultima Cena del Giovedì Santo, Passione-Morte del Venerdì Santo, Veglia pasquale del Sabato Santo.
Il Signore cammina dentro la nostra vita salvandola: noi camminiamo dentro la sua.

Liturgia della Settimana Santa

Giovedì Santo
Ultima Cena del Signore
ore 20,45 Celebrazione della Messa dell’ultima Cena e Lavanda dei piedi – San Bartolomeo

Venerdì Santo 29 marzo
Passione e morte del Signore
(giornata di digiuno e astinenza)
ore 15 Celebrazione della Croce
ore 20,45 Via Crucis lungo via Contarini partendo dalle Clarisse

Sabato Santo 30 marzo
Confessione adulti ore 9 – 12  e  15 – 19
Grande Veglia Pasquale e Messa di Risurrezione
ore 21,00 – San Bartolomeo

Domenica di Pasqua – 31 marzo
Risurrezione del Signore
SS Messe Mea ore 9,00 – San Bartolomeo ore 8,30 – 10,30 – 18,00 – Ca’ Cappellino ore 11,00

Lunedì di Pasqua – 1 aprile
San Bartolomeo SS :esse ore 10,30 e 18,00

Adorazione Eucaristica
QUARANTORE

Lunedì 25 marzo
ore 8,30 S.Messa e recita Lodi
Ore 15,00 Esposizione del SS Sacramento
Ore 18,00 S.Messa

Martedì 26 marzo
ore 8,30 S.Messa e recita Lodi
Ore 18,00 S.Messa
ore 18,45 Conclusione e celebraziobe
del Sacramento della Confessione

Mercoledì 27 marzo
ore 18,00 S.Messa
ore 21 S.Messa del Crisma
in Cattedrale a Chioggia

Il crocifisso è risorto, non è qui!

Il vangelo di Marco inizia il racconto della scoperta del sepolcro vuoto con due indicazioni di tempo: passato il sabato e al levare del sole. Entrambe queste indicazioni segnalano che sta nascendo qualcosa di nuovo: il sabato, pilastro del giudaismo, è ormai superato da ciò che avviene il primo giorno dopo il sabato; il sole che sorge allude invece al sorgere di un nuovo sole: Gesù Risorto. Mentre per la passione una folla di personaggi aveva assistito all’umiliazione di Gesù, ora l’annuncio della risurrezione è affidato come segreto prezioso ad alcune donne, segno anche questo di uno stile di Dio che non smette di essere quello della «potenza nella debolezza» (cfr. 2Cor 12,9; 13,4). Le donne, diversamente dai discepoli, non hanno abbandonato Gesù neanche nel momento della morte, hanno condiviso la sua sofferenza e hanno manifestato la loro vicinanza attraverso l’ultimo gesto che era loro possibile: la cura del suo corpo. È proprio grazie al compimento di questo gesto che hanno il dono di conoscere, per prime, l’annuncio di Pasqua. Giunte al sepolcro vedono la pietra ribaltata, e un giovane vestito di bianco si rivolge loro dicendo: Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Questa frase contiene il fondamento della fede cristiana: Gesù non è più prigioniero della morte, è entrato nella Vita, una vita che non è la semplice riedizione di quella precedente, ma inizio di qualcosa di totalmente nuovo. Le donne ora devono partire come testimoni: andate, dite.
Le sorprese però non sono finite perché, secondo il racconto di Marco, le donne non dicono niente a nessuno. Strana finale, soprattutto se si tiene conto che il vangelo termina con questo silenzio. Le spiegazioni possono essere molte, ma una cosa è certa: poiché l’annuncio è arrivato, anche questo silenzio diventa paradossalmente un segno della potenza dell’annuncio pasquale che si diffonde superando tutti gli ostacoli, compresi i timori dei testimoni. Proprio da qui viene a noi l’invito a non temere, ad annunciare con coraggio la parola della croce e della risurrezione, perché in essa si manifestano la potenza e la sapienza di Dio. L’incarico trasmesso alle donne riflette la convinzione che con l’annuncio pasquale è connesso un «compito». Chi ha la possibilità di sperimentare che il crocifisso vive non può trattenere per sé la gioia che questa esperienza reca con sé. Chi accoglie con fede l’annuncio del Risorto riceve allo stesso tempo l’incarico di raccontarlo ad altri.

d.G.

Pasqua 2024

Ecco allora che cosa fa la Pasqua del Signore: ci spinge ad andare avanti, a uscire dal senso di sconfitta, a rotolare via la pietra dei sepolcri in cui spesso confiniamo la speranza, a guardare con fiducia al futuro, perché Cristo è risorto e ha cambiato la direzione della storia.
Papa Francesco

L’avvenimento cristiano è Dio che entra nella vita dell’uomo e nella storia. E io sono cristiano perché Egli, Dio, è presente tra noi e sarà presente tutti i giorni fino alla fine del mondo. Quel bambino diventa grande, muore e risorge, e risorgendo investe la storia irresistibilmente, attraendo a sé gente, la cui unità costituisce il Suo Corpo, Corpo misterioso, o popolo di Dio.
Luigi Giussani


5^ DOMENICA DI QUARESIMA

5^ DOMENICA DI QUARESIMA

17 MARZO 2024

VOGLIAMO VEDERE GESÙ!

Vogliamo vedere Gesù!”:
esiste desiderio più vero e domanda più bella?
Ogni azione ci porta a desiderare incontri belli e veri:
al fondo di ogni attesa e desiderio ‘è Gesù che noi cerchiamo’ diceva Giovanni
Paolo II ai giovani.
Con discrezione e decisione non perdiamo
l’opportunità di testimoniare Cristo.
Forse qualcuno chiederà anche a noi:
Vogliamo vedere Gesù. Gesù ci apre la via, che attraverso la croce
conduce alla risurrezione di una vita nuova.
Anche le difficoltà, gli ostacoli, le sofferenze che incontriamo ogni giorno, aprono all’urgenza di incontrare il Signore che salva.

IL RITORNO
Martedì 12 marzo ultimo scorso sono ritornati nella chiesa di San Bartolomeo
gli antichi inginocchiatoi del coro, i quali, fatti disinfestare dai
tarli e solidificare a spese personali dal vescovo emerito Adriano Tessarollo,
poi erano stati trasferiti nella chiesetta dei Ss. Pietro e Paolo in
Chioggia il I° aprile 2020, con il consenso del Consiglio pastorale parrocchiale,
mentre la Curia si faceva garante che gli stessi sarebbero
rimasti di proprietà di San Bartolomeo. A Chioggia sono serviti durante
il lungo periodo della pandemia da Covid, dal momento che la suddetta
chiesa era l’unico luogo sacro accessibile ai fedeli della Città,
essendo facilmente disinfestabile; in essa il vescovo Tessarollo aveva
presieduto anche ad alcune brevi liturgie penitenziali. Ora, passato il
contagio, la Soprintendenza ha pensato che i due manufatti lignei dovessero
essere riconsegnati alla chiesa d’origine, per evitare dispersioni
di opere d’arte. Si conclude così, dopo qualche anno, il faticoso esilio
dei due inginocchiatoi del secolo XVIII
don Giuliano Marangon

CONFESSIONI PASQUALI

Martedì 26 Marzo
ore 18,45
Parrocchia
S.Bartolomeo Ap.

VENERDI’ 22 MARZO
alle ore 21
Chiesa della Mea
Il Comitato pro Sandro Dordi
racconta la vita del
BEATO SANDRO DORDI
Martire della carità e della fede

* * *

Domenica prossima, 24 marzo
Domenica delle Palme
La celebrazione inizia
alle ore 9,00 Mea
alle ore 10,30 San Bartolomeo,
alle ore 11,00 Ca’ Cappellino.
Benedizione dell’olivo, processione e
Messa con lettura della Passione.
Viene preparato l’olivo benedetto da
portare nelle proprie famiglie.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
QUARESIMA 2024

Attraverso il deserto Dio ci guida alla libertà

Cari fratelli e sorelle!
La forma sinodale della Chiesa, che in questi anni stiamo riscoprendo e
coltivando, suggerisce che la Quaresima sia anche tempo di decisioni
comunitarie, di piccole e grandi scelte controcorrente, capaci di modificare
la quotidianità delle persone e la vita di un quartiere: le abitudini
negli acquisti, la cura del creato, l’inclusione di chi non è visto o è disprezzato.
Invito ogni comunità cristiana a fare questo: offrire ai propri
fedeli momenti in cui ripensare gli stili di vita; darsi il tempo per verificare
la propria presenza nel territorio e il contributo a renderlo migliore.
Guai se la penitenza cristiana fosse come quella che rattristava Gesù.
Egli dice anche a noi: «Non diventate malinconici come gli ipocriti,
che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano
» (Mt 6,16). Si veda piuttosto la gioia sui volti, si senta il profumo
della libertà, si sprigioni quell’amore che fa nuove tutte le cose, cominciando
dalle più piccole e vicine. In ogni comunità cristiana questo può
avvenire.
Nella misura in cui questa Quaresima sarà di conversione, allora,
l’umanità smarrita avvertirà un sussulto di creatività: il balenare di una
nuova speranza. Vorrei dirvi, come ai giovani che ho incontrato a
Lisbona la scorsa estate: «Cercate e rischiate, cercate e rischiate. In
questo frangente storico le sfide sono enormi, gemiti dolorosi. Stiamo
vedendo una terza guerra mondiale a pezzi. Ma abbracciamo il rischio
di pensare che non siamo in un’agonia, bensì in un parto; non alla fine,
ma all’inizio di un grande spettacolo. Ci vuole coraggio per pensare
questo» È il coraggio della conversione, dell’uscita dalla schiavitù. La
fede e la carità tengono per mano questa bambina speranza. Le insegnano
a camminare e, nello stesso tempo, lei le tira in avanti. [1]
Benedico tutti voi e il vostro cammino quaresimale.
FRANCESCO

Vogliamo vedere Gesù

 

La risurrezione di Lazzaro e l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme avevano destato la curiosità di molti pellegrini che si trovavano in città per la festa di Pasqua. La gente voleva vedere con i propri occhi chi era questo personaggio che suscitava tante attese e contrasti. Vogliamo vedere Gesù, chiedono alcuni greci a Filippo. Non si tratta solo di vedere la persona fisica di Gesù, ma del desiderio di conoscerlo per quello che è. Gesù aveva detto: Io sono la luce del mondo (Gv 8,12), perciò il suo messaggio interessa tutti. Ecco, quindi, che due greci vogliono vederlo. Per l’evangelista è un momento importante: alla croce di Gesù sono convocati tutti, anche i pagani. E Gesù, proprio in questa domanda, vede un segno che l’ora è giunta.
Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Queste parole sembrano non rispondere alla domanda dei Greci, ma in realtà Gesù risponde proprio a quella domanda. La venuta dei pagani a Gesù sarà resa possibile solo dalla morte del chicco di frumento, cioè dalla morte di Gesù che per il suo dono d’amore diventerà il primogenito di una moltitudine di fratelli (Rm 8,29). La risposta alla richiesta dei greci è contenuta in questa frase e in quella che chiude il discorso di Gesù: quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me. La croce sarà il punto di attrazione di tutti, perché l’amore donato da Gesù crocifisso è l’amore stesso di Dio che non può non aprire il cuore alla fede e alla conversione.
Gesù è giunto al culmine della sua azione salvifica nel momento della croce, così anche il cristiano, ogni volta che accetta difficoltà e sofferenze per non cedere al compromesso e rimanere fedele a Dio, continua l’azione iniziata da Gesù: Se il chicco di frumento non muore, non porta frutto. Essere discepoli di Gesù significa seguire il suo stile di vita, fare le sue scelte, accettare la logica del vangelo, rimanere fedeli a Lui e alla sua parola anche a costo di camminare contro corrente!

d.G.