Domenica XVI^ del Tempo Ordinario

Domenica XVI^ del Tempo Ordinario

23 luglio 2023

Nel campo del mondo e in quello del nostro cuore viene seminato il bene e il male.
E’ all’opera Dio ma è all’opera anche Satana.
Domandiamo allo Spirito Santo la grazia di distinguere il bene dal male;
la grazia di operare il bene in ogni situazione, famiglia, lavoro, tra amici:
un incoraggiamento, uno sguardo e un’azione positiva, senza insistere sulla lamentela, il rimprovero e la denuncia.
Collaboriamo con la preghiera e la carità per fare fiorire il bene che ogni giorno Dio semina e fa fiorire nel mondo.

Dalla montagna alla vita

Splendida esperienza di Camposcuola quella vissuta a Lorenzago di Cadore
dal 17 al 20 luglio con 15 ragazzi, 4 animatori, 1 suora, 2 nonne e 3 ottime cuoche.
“Come è bello il mondo, e come è grande Dio”
è stata l’affermazione che ha provocato i nostri brevi giorni di vacanza.
L’osservazione e lo stupore hanno accompagnato le nostre escursioni, i giochi e i dialoghi.
Ed ora il cammino iniziato continua, perché solo lo stupore ci aiuta a conoscere.

La pazienza di Dio

In un ambiente contadino come quello palestinese poteva capitare che un uomo per vendetta seminasse zizzania nel campo del proprio nemico. Perciò la presenza della zizzania nel campo di grano non è l’elemento inatteso e sorprendente della parabola di Gesù. Il padrone, infatti, non ne è sorpreso né è inattesa l’affermazione che, al tempo della mietitura, grano e zizzania saranno accuratamente separati, ponendo il grano nel granaio e gettando la zizzania nel fuoco. La meraviglia sta nel fatto che la zizzania non debba essere strappata, ma lasciata crescere insieme al grano fino al tempo della mietitura.
Il centro della parabola sta proprio qui: mette in luce l’atteggiamento di Dio verso il peccatore: Dio è paziente, tollerante, offre sempre nuove chance. Nella storia il bene e il male crescono insieme in un groviglio che non è facile sciogliere, e non mancano servi zelanti che di questo si scandalizzano: Dio non dovrebbe governare la storia e instaurare il suo Regno con criteri più decisi e netti? Al tempo di Gesù c’erano i Farisei che si ritenevano i soli giusti, e si separavano dal resto del popolo ritenuto peccatore. C’erano gli Esseni che si ritiravano nella solitudine del deserto a vivere una vita di preghiera, studio e penitenza, rifiutando tutti coloro che erano ritenuti impuri. Lo stesso Giovanni Battista aveva annunciato il Messia come colui che avrebbe finalmente separato il grano dalla paglia (cfr. Mt 3,12).
Gesù viene e fa il contrario. Non si separa dai peccatori ma va con essi, non li abbandona, li perdona. Tollera persino nella cerchia dei dodici un traditore e, comunque, si circonda di discepoli che sono pronti ad abbandonarlo. Comprendiamo, a questo punto, tutta la forza polemica della parabola. C’è un netto contrasto tra l’agire di Dio, paziente e tollerante, e l’intollerante rigidezza di molti suoi servi. Con la sua prassi di tolleranza e perdono Gesù rende visibile il comportamento di Dio. A imitazione di Dio anche il cristiano deve aprire il cuore alla tolleranza, al perdono, deve essere disponibile a dare a chi ha sbagliato la possibilità di rimediare e ritornare sulla retta via.

d.G.

I giovedì di
Santa Chiara
ore 20,45

Chiara in ascolto
dello Spirito e delle
sorelle scrive la Regola

27 luglio
Il cuore della Regola

3 agosto
Chiara e le sorelle

10 agosto
Transito di Chiara

Laboratorio di Iconografia
Scopri Gesù
dipingendo il Suo volto

29-30 luglio e 5-6 agosto
presso la

Comunità Missionaria di Villaregia
Per informazioni e iscrizioni
chiama:
Carillo – 370 151 0042
Simonetta – 338 641 3768
I posti sono limitati

* * *

Andrea Tornielli
direttore editoriale del Dicastero per
la comunicazione della santa sede e il
Cardinale Pizzaballa
su “Religioni e popoli:
conoscenza e unità”
Giovedì 27 luglio ore 21,00
presso l’uditorio San Nicolò a Chioggia.


Domenica XV^ del Tempo Ordinario

Domenica XV^ del Tempo Ordinario

16 luglio 2023

LA PAROLA CHE FA VIVERE

Come il sole che sorge ogni giorno, come la luna che segna il tempo, la parola del Signore è la semente buona che alimenta la nostra vita.
La accogliamo nel Vangelo di ogni giorno e nell’annuncio della liturgia domenicale.
Quale attenzione, quale posto nella nostra vita?
Quale spazio, rispetto a tante parole, verità distorte, malizie che ci colpiscono e deformano ogni giorno?
Impariamo a conoscere il mistero di Dio per entrare con sapienza e coraggio nel mistero della vita e aprirci all’amore verso i fratelli.

CA’CAPPELLINO – MEA

Nel mese di agosto verrà sospesa la celebrazione della S. Messa nelle frazioni
di Mea e Ca’Cappellino.

A San Bartolomeo l’orario delle Messe resta invariato:
al sabato la messa festiva anticipata è alle ore 18,00
alla domenica alle ore 8,30 – 10,30 – 18,00

Il seminatore, il seme, i terreni

La parabola del seminatore pone l’accento sull’azione del seminatore che getta il seme e che constata che i frutti sono diversi, a volte scarsi e a volte più che buoni. Il problema sta nella qualità del terreno che a volte è buono, a volte sassoso, a volte pieno di rovi. I vari tipi di terreno mettono in luce gli stati d’animo che sono in ciascuno di noi: l’ascoltare senza voglia di comprendere, l’incostanza, l’eccessiva preoccupazione per le ricchezze o, in positivo, la volontà di capire ciò che il Signore rivela. Ciascuno di noi è questo campo dove convivono, senza precisi confini, questi quattro tipi di terreno: la strada dove tutti passano e calpestano; il terreno pieno di spine dove il buon seme del vangelo viene soffocato; il terreno duro e sassoso dove la parola non può mettere radici; il terreno buono che dà frutto. In questi terreni possiamo riconoscere noi stessi e la storia del nostro atteggiamento di fronte a Dio che ci parla. A volte siamo impermeabili come la «strada»: la Parola di Dio non ci tocca neppure, scivola via immediatamente. A volte siamo come il terreno «sassoso»: la Parola attecchisce subito, ma scopriamo presto quanto l’entusiasmo sia parente lontano della fedeltà e della continuità, infatti, la quotidianità brucia spesso anche le migliori intenzioni. Altre volte abbiamo un cuore troppo pieno di cose per poter accogliere la Parola, come il terreno «pieno di spine»: siano soffocati e soffocanti, e l’ascolto rimane solo un’illusione. Solo un terreno su quattro accoglie il seme e lo fa fruttificare: un bilancio magro; tuttavia, le parabole che seguiranno ci parleranno di qualità non di quantità (c. 13).
Il Signore anche oggi continua con pazienza infinita a gettare il buon seme della Parola, a invitarci a dissodare il nostro terreno perché portiamo frutti di amore, libertà, giustizia e solidarietà. Solo una profonda comunione con Gesù ci darà la forza per dissodare il terreno spesso pieno di sassi e rovi che ci portiamo dentro, cosicché diventi terreno buono che accoglie la parola, la comprende e porta frutto.

d.G.

Campo Scuola estivo
17 – 20 luglio
Lorenzago di Cadore

Trenta persone, tra ragazzi
e animatori, sono in gioco
per organizzare e vivere insieme
un momento tanto bello e
importante per la vita
dei ragazzi e degli adulti.
Tema del Campo:

“Come è bello il mondo
e come è grande Dio!”

I giovedì di
Santa Chiara
ore 20,45

Chiara in ascolto
dello Spirito e delle
sorelle scrive la Regola

20 luglio
Chiamate a vivere la Regola di Chiara

27 luglio
Il cuore della Regola

3 agosto
Chiara e le sorelle

10 agosto
Transito di Chiara

* * *

Laboratorio di Iconografia
Scopri Gesù
dipingendo il Suo volto

29-30 luglio e 5-6 agosto
presso la

Comunità Missionaria di Villaregia
Per informazioni e iscrizioni
chiama:
Carillo – 370 151 0042
Simonetta – 338 641 3768
I posti sono limitati


XIV domenica del Tempo Ordinario

XIV domenica del Tempo Ordinario

9 luglio 2023

Venite a me

Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò: Gesù invita a ricercare in lui, nel suo vangelo e nel suo esempio la vera volontà di Dio, una volontà esigente ma anche semplice e a portata di tutti. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore. Il “giogo” è immagine delle esigenze che derivano dal messaggio di Gesù, che parla di “mio giogo” perché l’ha portato per primo, a differenza dei falsi maestri che invece imponevano agli altri tutta una serie di norme senza muovere personalmente un dito. Se Gesù parla di “mio” giogo è anche per un altro motivo: prendere il giogo di Gesù significa aderire alla sua persona, seguirlo. Non un insieme di precetti ma il fascino di una persona. Gesù si qualifica come mite e umile di cuore. “Umile” indica l’atteggiamento di obbedienza e docilità di Gesù verso il Padre; “mite” indica l’atteggiamento di Gesù verso gli uomini: un atteggiamento di accoglienza, pazienza, disponibilità al perdono.
Infine, Gesù afferma che il suo giogo è dolce e leggero, cioè le sue parole, anche se suonano impegnative, rispondono alle esigenze più profonde dell’uomo, e proprio per questo sono un giogo meno pesante da portare. Il progetto di Gesù è impegnativo, ma nello stesso tempo è leggero perché non abbandona l’uomo a sé stesso, ma cammina al suo fianco.
Il ristoro e riposo che Gesù promette non è un fuggire dai problemi, ma quella pace interiore che offre alla persona la possibilità di rinnovarsi e dare nuovo impulso alla propria vita. È quel silenzio interiore che ci fa capire che è più importante la qualità della nostra azione che non il numero delle iniziative che riusciamo a mandare avanti. È un fermarci a riflettere per ricuperare noi stessi, per ricuperare il gusto delle cose semplici e trovare il coraggio di liberarci da inutili schiavitù.

La Lampada della Pace

La “lampada della pace” affidata al vescovo Giampaolo e alla diocesi di Chioggia il 22 giugno nella chiesa di S. Anna in Piove di Sacco dal vescovo di Padova, è arrivata la sera stessa in cattedrale a Chioggia, mantenuta sempre accesa dal vescovo durante il tragitto in auto col vicario generale. La sera seguente s’è tenuta la recita del rosario per la pace a cura del Masci. Domenica mattina 25 giugno, il vescovo stesso l’ha recata con sé nel santuario della Madonna della Navicella, dove ha presieduto la concelebrazione nella solennità patronale. Si è trattato significativamente della prima tappa in diocesi. Ora, come ha annunciato il vescovo Giampaolo passerà, in occasione della festa della compatrona S. Maria Goretti (6 luglio) nella chiesa della B. Vergine di Lourdes, molto frequentata anche dai turisti, e successivamente sarà accolta nei vari vicariati, unità pastorali e parrocchie della diocesi, come impegno a continuare a pregare per la pace “senza stancarsi mai”. La “lampada”, che sostanzialmente è un semplice ma artistico ed eloquente “portalumino”, è stata costruita a Padova con una scultura lignea di artigianato africano: intende raffigurare la comunità al cui centro è inserito appunto un lumino come segno di luce e di speranza che vanno alimentate con la preghiera. La simbolica “comunità” è costituita da cinque figure stilizzate che si tengono unite in una sorta di abbraccio e possono richiamare la fraternità fra i popoli dei cinque continenti.

Campo Scuola estivo
17 – 20 luglio
Lorenzago di Cadore

Trenta persone, tra ragazzi
e animatori, sono in gioco
per organizzare e vivere insieme
un momento tanto bello e
importante per la vita
dei ragazzi e degli adulti.
Tema del Campo:

“Come è bello il mondo
e come è grande Dio!”

I giovedì di
Santa Chiara
ore 20,45

Chiara in ascolto
dello Spirito e delle
sorelle scrive la Regola

13 luglio
La Regola di Chiara
un sogno che diventa vita

20 luglio
Chiamate a vivere la Regola di Chiara

27 luglio
Il cuore della Regola

3 agosto
Chiara e le sorelle

10 agosto
Transito di Chiara


Domenica XIII del Tempo Ordinario

Domenica XIII del Tempo Ordinario

2 luglio 2023

UNA VITA CHE VALE

Quanto vale la vita mia, tua, quella di ogni persona?
Creature di Dio, nel battesimo il Padre ci ha riconosciuto come suoi figli, salvati nella croce e risurrezione del Figlio Gesù.
Riconoscerci così, è dare dignità e valore a noi e agli altri, con un cuore aperto alla fraternità, al servizio, al perdono.
Il tempo dell’estate, in città e in vacanza, in casa e nei luoghi pubblici, offre molte occasioni per sperimentare la verità e la bellezza del Vangelo.
Incontriamo la realtà tenendo fisso Gesù nel cuore e negli occhi.

Non è degno di me

Il brano evangelico chiude il discorso missionario di Matteo. Queste parole non sono più rivolte ai missionari, ma a coloro che li accolgono. Accogliere i missionari significa accogliere Cristo stesso. Nell’idea di accoglienza è in primo piano l’aspetto di ascolto e accettazione del messaggio che i missionari portano. Ma c’è anche l’idea dell’accoglienza dell’uomo comune, come appare nella frase: Chi avrà dato anche solo un bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli … . Lo spartiacque tra il vero e il falso discepolo è saper vedere Gesù nella figura dei suoi “fratelli più piccoli” bisognosi.
Il vangelo contiene un secondo tema: l’affermazione del primato assoluto del regno di Dio e la necessità della sequela. Viviamo in un’epoca nella quale la scelta più diffusa è la non-scelta; un’epoca in cui è di moda tenere i piedi su staffe diverse: negli affetti, nel lavoro, nei rapporti umani. Le scelte definitive non piacciono anche in materia religiosa. Oggi tutto può stare insieme e confondersi, dal prete alla cartomante, da Cristo a Buddha, come se la nostra vita fosse diventata un enorme centro commerciale, in cui è possibile scegliere tra infinite opzioni e comunque cambiare, tornare indietro, cancellare, riscrivere le pagine più importanti della nostra vita.
La radicalità delle parole di Gesù spaventa. Per tre volte infatti ritorna l’espressione non è degno di me. Gesù non vuol essere secondo a nessuno. Essere vero discepolo di Gesù significa essere disponibili a seguirlo anche sulla via della croce, perché perdere la vita per Cristo significa acquistare la vita futura. Le decisioni importanti della vita (matrimonio, lavoro …) portano talvolta a fare scelte radicali, e vengono fatte spesso in modo per niente traumatico, semplicemente perché si ritiene che la strada che si vuol iniziare sia molto importante. Così per sposarsi una persona lascia realmente padre, madre, fratelli, sorelle e la propria casa. Per il lavoro si lascia tutto, anche la propria nazione talvolta. Dunque, la scelta di Gesù non è assurda: dipende soltanto dal valore che si attribuisce alla sua chiamata.

d.G.

Campo Scuola estivo
17 – 20 luglio
Lorenzago di Cadore

Trenta persone, tra ragazzi
e animatori, sono in gioco
per organizzare e vivere insieme
un momento tanto bello e
importante per la vita
dei ragazzi e degli adulti.
Tema del Campo:

“Come è bello il mondo
e come è grande Dio!”

I giovedì di
Santa Chiara
ore 20,45

Chiara in ascolto
dello Spirito e delle
sorelle scrive la Regola

6 luglio
La Regola è approvata dalla Chiesa
Alternando brani musicali
con l’arpa (Elda Stoppa) e
proclamazione di testi faremo
memoria dell’approvazione
della Regola di S.Chiara

13 luglio
La Regola di Chiara
un sogno che diventa vita

20 luglio
Chiamate a vivere la Regola di Chiara

27 luglio
Il cuore della Regola

3 agosto
Chiara e le sorelle

10 agosto
Transito di Chiara


Domenica XII^ del Tempo Ordinario

Domenica XII^ del Tempo Ordinario

25 giugno 2023

UNA STRADA NELLA TEMPESTA

Il Signore ci mette a vivere nel mondo con il dono della fede e della speranza.
Ci chiama ad essere testimoni di vita, di pace, di fraternità, di fiducia e di speranza in mezzo alla confusione che attraversa il cuore e la vita delle persone:
ciascuno con la propria personalità, la propria vocazione, il proprio compito, non in modo solitario ma insieme.
Ci sostengono la compagnia della Chiesa, la parola del Vangelo e i sacramenti di vita: una strada aperta nella tempesta.

Campo Scuola estivo 17 – 20 luglio
Lorenzago di Cadore

Trenta persone, tra ragazzi e animatori, sono in gioco per organizzare e vivere insieme
un momento tanto bello e importante per la vita dei ragazzi e degli adulti.
Tema del Campo:

“Come è bello il mondo, e come è grande Dio!”

Giovedì 29 giugno
Santi Pietro e Paolo, apostoli
Pietro, il primo a riconoscere
in Gesù il Messia, e Paolo,
l’apostoplo delle genti,
sono chiamati dal Signore
a edificare la sua Chiesa.

A sostegno degli alluvionati
dell’Emila Romagna
Domenica 11 giugno,
in occasione della
festa dei Santi Felice
e Fortunato, la Comunità di Mea
ha raccolto a favore degli
alluvionati, € 336,00.
Il 13 giugno, in occasione della
festa di Sant’Antonin da Po
con l’iniziativa
“Il pane di Sant’Antonio”
per lo stesso scopo sono
stati raccolti € 400,00.
Il tutto è stato devoluto all’opera
“Casa Novella”
di Castel Bolognese,

gravemente danneggiata dall’alluvione.
“Casa Novella” ospita bambini,
mamme e persone con disabilità o
disagio in case di accoglienza

Non abbiate paura

È normale che di fronte alle difficoltà il discepolo abbia paura e sperimenti tutta la sua debolezza, e proprio per questo il vangelo di questa domenica lo esorta a non avere paura. Questa esortazione al coraggio
ritorna per tre volte ed è accompagnata da alcune motivazioni. La prima motivazione si basa sulla presenza e assistenza di Dio nell’annuncio del vangelo, nessuna forza umana potrà arrestarlo. Il vero
discepoli deve quindi proclamare senza paura quanto ha appreso da Gesù, deve avere il coraggio di parlar chiaro, non deve vergognarsi di
Cristo di fronte agli uomini. Gesù offre un secondo motivo di coraggio: non bisogna temere gli uomini perché essi possono togliere solo la vita terrena non la vita eterna. Bisogna invece temere Dio perché è Lui il padrone della vita, Lui solo ha il potere di far perire il corpo e l’anima, Lui solo ha il potere di escludere l’uomo dalla vita presente e futura consegnandolo alla morte eterna. Il terzo invito a non avere paura poggia sulla
provvidenza divina: se all’attenzione del Dio della vita non sfugge nemmeno un passero, se Dio ha presente persino il numero dei capelli del nostro capo, a maggior ragione si prenderà cura e si preoccuperà
dei suoi discepoli. L’evangelista Matteo con questo triplice invito al coraggio
intendeva infondere fiducia alla comunità cristiana post-pasquale che viveva in situazione di persecuzione. La comunità di allora e la comunità
cristiana di oggi deve essere certa che il Signore è vicino e segue i suoi passi, la sostiene e difende anche e soprattutto nei momenti difficili. Il coraggio e la fedeltà a Cristo sono importanti anche perché sono il
criterio sulla base del quale si sarà giudicati. Viene infatti stabilita una relazione di causa/effetto tra l’atteggiamento di fedeltà a Cristo e l’atteggiamento di fedeltà di Cristo nei riguardi del cristiano al momento
del giudizio. La costanza sarà ricompensata e l’apostasia punita. Riconoscere e rinnegare significa affermare o negare concretamente e nei fatti di appartenere a Gesù, di essere suoi discepoli. La decisione sta nelle mani dell’uomo che è libero di scegliere. Si tratta però di una decisione carica di conseguenze perché da questa decisione dipende la vera vita, la salvezza eterna.

d.G.

Cos'è l'Obolo di San Pietro?

È un’offerta che può essere di piccola entità, ma è di grande valore simbolico:
manifesta il senso di appartenenza alla Chiesa e amore e fiducia per il Santo Padre. È un segno concreto di comunione con Lui, come successore di Pietro, e anche di attenzione alle necessità dei più biso-gnosi, di cui il Papa ha sempre cura.
Questa partecipazione concreta ai bisogni della comunità ha preso forme diverse lungo la storia, facendo emergere la consapevolezza che tutti i battezzati sono chiamati a soste-nere anche materialmente, con ciò che si può, l’opera di evangelizzazione e al tempo stesso a soccorrere i più bi-sognosi ovunque nel mondo.
Gesù nella vita pubblica, dedicata all’annuncio della Buona Novella, accolse aiuti materiali per sostentarsi con il gruppo dei dodici Apostoli (Lc 8, 1-3). Con tali aiuti si soccorrevano anche i più bisognosi (Gv 12,4-7). Dopo la Pentecoste, nel tempo della Chiesa, si sentì l’esigenza di sostenere chi si dedicava totalmente all’annuncio del Vangelo (1 Tim 5, 17-18). San Paolo, nelle Chiese da lui fondate, motiva la colletta a favore della Chiesa Madre di Gerusalemme che affrontava gravi difficoltà economiche. Così scrisse nella Prima lettera ai Corinzi (16, 1-4): “Riguardo poi alla colletta in favore dei fratelli, fate anche voi come ho ordinato alle Chiese della Ga-lazia. Ogni primo giorno della settimana ciascuno di voi met-ta da parte ciò che è riuscito a risparmiare, perché le collette non si facciano quando verrò. Quando arriverò, quelli che avrete scelto li manderò io con una mia lettera per portare il dono della vostra generosità a Gerusalemme. E se converrà che vada anch’io, essi verranno con me”.


Domenica XI del Tempo Ordinario

Domenica XI del Tempo Ordinario

18 giugno 2023

LA VITA, UNA MISSIONE

In questo ‘tempo ordinario’ della liturgia, il Vangelo presenta Gesù che ci guarda e ci segue con ‘compassione’, cioè con attenzione e amore.
Egli vuole raggiungere tutti e per tutti consegna la sua vita fino alla croce
(2.a lettura).
Gesù coinvolge nella sua missione altri “operai”, a partire dai dodici apostoli;
il cerchio si allarga, cominciando dalle “pecore perdute” più vicine, fino a raggiungere anche noi.
A nostra volta, siamo chiamati a renderci responsabili gli uni degli altri, in famiglia, in comunità, nella società.

Campo Scuola estivo 17 – 20 luglio
Lorenzago di Cadore

Trenta persone, tra ragazzi e animatori, sono in gioco per organizzare e vivere insieme
un momento tanto bello e importante per la vita dei ragazzi e degli adulti.
Tema del Campo:

“Come è bello il mondo, e come è grande Dio!”

Lunedì 19, alle ore 20,45
presso le opere parrocchiali, incontro con i genitori per presentare l’esperienza del campo

3 esperienze
belle e significative

Domenica 11 giugno
Festa del Corpus Domini
Unica S.Messa alle 9,30
e processione fino alla
Chiesa delle Clarisse
dove ogni giorno c’è
l’adorazione al
SS.mo Sacramento.

* * *

Domenica 11 pomeriggio
a Mea, S.Messa e processione
nella festa dei Santi Felice e Fortunato.
Buona la partecipazione e il momento
di festa dopo la processione.

* * *

Martedì 13 festa di S.Antonio
Sempre molto sentita la festa di
Sant’Antonin da Po.
La riuscita è dovuta alla
devozione al Santo e al grande
lavoro degli organizzatori.

La messe è molta ma gli operai sono pochi

La messe è molta ma gli operai sono pochi. Il gregge di Dio è grande, ma sono pochi coloro che si fanno strumenti del Signore per guidare questo gregge. L’invito di Gesù è pregare Dio perché mandi operai. La preghiera, per essere vera, ha bisogno di una caratteristica: la disponibilità ad accogliere la volontà del Signore prima di tutto nella nostra vita, la disponibilità a mettersi con fiducia nelle sue mani. Non
possiamo pregare con sincerità senza renderci disponibili al Signore, senza metterci in gioco personalmente nella realizzazione dei piani
di Dio. La seconda parte del vangelo presenta la parte iniziale del discorso missionario di Matteo (c.10). Le indicazioni che Gesù dà agli apostoli sono concrete, e sono anche oggi indicazioni importanti. Gesù invita ad andare alle pecore perdute della casa d’Israele. Ciò vuol dire che il primo ambiente in cui siamo invitati a operare è il più vicino a noi. Come possiamo annunciare l’amore di Dio e la sua misericordia ai lontani, se nella nostra famiglia si vive una situazione di divisione, di discordia, di incapacità di dialogo e perdono? Il Signore ci invita a iniziare la nostra opera di annunciatori del regno di Dio partendo dalla nostra famiglia.
Il vangelo di oggi si chiude con un’affermazione importante: Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Se ci guardiamo attorno vediamo tante persone che si auto incensano per quanto sonoriuscite a costruire: una vita agiata, una impresa, una bella casa … Così facendo non riconoscono però una cosa fondamentale: tutto ciò che siamo e abbiamo è dono di Dio per noi stessi e per il mondo. È lui che ci ha donato i talenti di cui disponiamo. Se riuscissimo a riconoscere questo e a vivere la dimensione della gratuità, il nostro ambiente di vita ci guadagnerebbe in serenità, gioia e pace … e diventerebbe un ambiente dove si può vivere l’esperienza di un Dio che ci ama, protegge e guida alla salvezza.

d.G.

PELLEGRINAGGIO MACERATA-LORETO

Il pellegrinaggio come metafora della vita.
Oltre diecimila persone in cammino

A ssieme ad un bel gruppo di persone della diocesi di Chioggia ho partecipato al 45° Pellegrinaggio Macerata-Loreto. Nella notte tra sabato 10 e domenica 11 giugno durante il pellegrinaggio a piedi da Macerata a Loreto ho pregato per la nostra diocesi e l’ho affidata alla Madonna di Loreto. Abbiamo camminato assieme a 10.000 persone (adulti, ragazzi ed anziani) per tutta la notte. Ho partecipato altre volte a questo pellegrinaggio e mi colpisce sempre questo popolo che si muove in preghiera verso l’unica meta che dona sollievo al cuore: l’affetto della Madonna che si prende cura di noi. La fatica è niente rispetto alle grazie che si ottengono da Lei. Prima di partire, sabato sera, abbiamo celebrato la messa, presieduta dal cardinale Angelo De Donatis insieme con altri vescovi e sacerdoti e durante il cammino abbiamo pregato i quattro rosari, fatto l’adorazione eucaristica, il rinnovo delle promesse battesimali, l’accensione delle fiaccole, insieme con tanti canti e testimonianze… una fatica che è stata ben sostenuta ed accompagnata: 28 km di cammino senza neanche sentirli! Partiti verso le 22 da Macerata, siamo arrivati verso le 7 a Loreto. Ad ogni passo una preghiera. Questo mi educa perché è proprio vero che il pellegrinaggio è una metafora della vita. Quest’anno è riuscito anche a partecipare mio papà con tutti i suoi problemi di salute, suoi e della mamma, perché, come ha detto nella testimonianza che ha fatto durante il pellegrinaggio, era proprio la Madonna che lo ha chiamato. Come ha chiamato me, perché camminando avevo pro-prio nel cuore il bene della nostra diocesi e di tutta la Chiesa. L’unità della Chiesa, non per un dovere ma per Amore verso Colui che ci mette assieme. Che questo Amore possa ardere nei nostri cuori sempre!


SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO

SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO

11 giugno 2023

EUCARISTIA, VITA E UNITA’

L’ Eucaristia è il vincolo che stringe in unità il popolo cristiano, le nostre comunità, le nostre famiglie.
L’ Eucaristia è il pane di vita che sostiene la fede cristiana, la carità che ci apre all’amore vero, la speranza che ridesta le energie, di questo pane vivo abbiamo bisogno.
Tutti i beni del mondo, i cibi, i luoghi, le bellezze, le vacanze, sono insufficienti al cuore dell ’uomo e spesso ci dissipano e ci disperdono.
Desideriamo ed accogliamo l’E ucaristia che ci fa diventare Corpo di Cristo insieme con i nostri fratelli.

Martedì 13 giugno 2023

Festa di S. Antonino da Po

ore 20,30 S. Messa
presieduta da

Mons. Francesco Zenna

Vicario generale della nostra Diocesi
segue la Processione

Dio con noi

La festa del Corpo e Sangue del Signore viene celebrata il Giovedì Santo, nel cuore della Settimana santa, ma la chiesa vuole nuovamente solennizzarla, dopo la domenica della Santissima Trinità, perché il mistero eucaristico è talmente profondo e importante da meritare di essere continuamente ripensato. È il mistero che fa memoria di tutti in prodigi di Dio, culminati nel dono del Figlio, del Verbo fatto carne, morto in croce e risorto per la nostra salvezza, per renderci partecipi della vita eterna, della vita d’amore trinitaria.
Questa solennità è un invito a ravvivare la nostra fede in Gesù presente nel sacramento dell’Eucaristia. Il Quarto vangelo non parla esplicitamente dell’istituzione dell’Eucaristia, ma tutto il capitolo sesto è la sintesi dell’insegnamento di Gesù sul sacramento del suo Corpo e del suo Sangue. Gesù è la realizzazione di ciò che è stato prefigurato dalla manna, che ha sfamato gli Israeliti nel deserto. Dio aveva educato il popolo di Israele peregrinante nel deserto a fidarsi di lui, si era dimostrato capace di sfamarlo; la sua parola e la sua presenza durante il cammino nel deserto sono state il vero alimento che l’ha salvato dalla morte. Così ieri e così oggi.
Gesù nell’Eucaristia si lascia mangiare, offre sé stesso per la nostra salvezza, dona la sua vita perché l’umanità abbia la Vita. Il discepolo di Gesù è colui che “mangia e beve” la carne e il sangue di Gesù, e cibarsi del Corpo e Sangue di Gesù significa condividere la sua vita e trovare in lui la realizzazione della nostra vita. Colui che mangia di me, vivrà per me (Gv 6,57): colui che mangia di Cristo deve essere disposto a divenire pa-ne spezzato e a lasciarsi mangiare dagli altri, come Cristo.
Nel Padre nostro chiediamo a Dio di donarci il pane quotidiano: pane materiale e pane per lo spirito. Deve essere nostra continua preoccupazione chiedere a lui non solo il cibo che perisce, ma anche quello che viene dal cielo e dona la vita eterna. Sostenuti da questo pane celeste, come il popolo pellegrino nel deserto, cammineremo per i sentieri della storia fino al monte di Dio, là dove siamo attesi per contemplare la presenza del Signore, l’Emmanuele: il Dio con noi.
d.G.

Corpus Domini

Domenica 11 giugno ore 9,30
Solennità del Corpus Domini
unica celebrazione in San Bartolomeo
(sospese le Messe a Mea e Ca’Cappellino)
segue la processione fino
alla Chiesa delle Clarisse.
I bambini potranno spargere
lungo il cammino petali di fiori.

Domenica 11 giugno
ricorre anche la festa
dei Santi Felice e Fortunato

Patroni della nostra Diocesi.
Sono anche i Patroni di Mea.
 nel pomeriggio in
località Mea alle ore 18,00

ci sarà la S.Messa
e una breve processione

Giovedì 15 giugno,
in occasione della giornata
mondiale di santificazione sacerdotale
tutti i sacerdoti della diocesi trascorrono
la giornata assieme al Vescovo.
Per questo motivo nelle parrocchie
non si celebra la Messa.
Venerdì 16 giugno
Si celebra la Solennità del Sacro Cuore di Gesù


Solennità della SS.ma Trinità

Solennità della SS.ma Trinità

4 giugno 2023

TRINITA’: IL MISTERO CHE CI FA VIVERE

Trinità: un Mistero che avvolge la nostra vita e l’universo.
Dio Padre è all’origine del mondo e della vita di ogni persona;
Dio Figlio entra nella storia, vivendo la nostra vita e portandola alla pienezza della risurrezione;
Dio Spirito Santo abita nel profondo del nostro essere e ci apre ai fratelli.
Un solo Dio in tre persone: la vastità e profondità del Mistero di Dio si rivela e si consegna a noi.
Amati per il tempo e per l’eternità, desideriamo far conoscere ed amare questo Dio ad ogni uomo, per vivere come figli e fratelli.

Corpus Domini

Domenica 11 giugno ore 9,30
Solennità del Corpus Domini
unica celebrazione in San Bartolomeo
(sospese le Messe a Mea e Ca’Cappellino)
segue la processione fino
alla Chiesa delle Clarisse.
I bambini potranno spargere
lungo il cammino petali di fiori.

***

Domenica 11 giugno
ricorre anche la festa
dei Santi Felice e Fortunato

Patroni della nostra Diocesi.
Sono anche i Patroni di Mea.
 nel pomeriggio in
località Mea alle ore 18,00

ci sarà la S.Messa
e una breve processione

***

Martedì
13 giugno 2023

Festa di S. Antonino da Po

ore 20,30 S. Messa
presieduta da

Mons. Francesco Zenna

Vicario generale della nostra Diocesi
segue la Processione

Macerata – Loreto

45° Pellegrinaggio a piedi

Sabato
10 giugno 2023 ore 20,30

C’è ancora qualche posto disponibile
tel. 347 0878919

Dio è amore

Nelle ultime domeniche abbiamo ricordato alcuni avvenimenti importanti della storia della salvezza: la Pasqua, l’Ascensione, la Pentecoste. Oggi non ricordiamo un avvenimento ma il mistero dal quale è scaturita tutta la storia della salvezza e che distingue la religione cristiana da tutte le altre. Il popolo ebraico adorava un solo Dio; i popoli pagani adoravano più divinità; il cristianesimo si è fatto nel mondo portatore della fede in un Dio in tre persone: Padre, Figlio e Spirito Santo.
La nostra vita è profondamente legata alle tre persone divine. Ci sono senza dubbio persone che nella vita ci sono più familiari (i genitori, i figli, gli amici…), ci sembra quasi di non poter concepire la nostra vita senza di loro, sono come rami della nostra vita, e ce ne accorgiamo quando qualcuno di loro viene a mancare. Nessuna persona però è radicata in noi come le tre persone divine: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Nel loro nome e in dialogo con loro si svolge tutta la nostra vita dalla culla alla tomba. Alla soglia della nostra vita fummo battezzati «nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo», al tramonto di essa partiremo ancora «nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo». Segnandoci con il segno della croce, dichiariamo ogni volta la nostra volontà di appartenere alla Trinità.
Camminiamo con le tre persone divine, ma spesso senza riconoscerle, come i due discepoli di Emmaus che fecero la strada con Gesù senza accorgersi che era lui. Dovremmo, invece, avere la capacità di scorgere il volto di Dio dappertutto, un volto amico che ci accompagna, aiuta e sostiene. Questo Dio trinitario che ha intessuto una storia d’amore con l’uomo ci attende accanto a sé. La Trinità è «il grande oceano di pace verso il quale sta scorrendo il piccolo ruscello della nostra vita» (Sant’Agostino). Il cristiano è chiamato a prepararsi giorno dopo giorno a questo incontro, a questa speranza che non delude, proprio perché basata sull’amore fedele di Dio.

d.G.

La Confraternita della SS.ma Trinità di Loreo

La confraternita, istituita nel 1608, in breve crebbe talmente di numero, erano 10mila gli iscritti durante l’800 e sono 2mila attualmente, che ben presto i fradèi ebbero necessità di un proprio oratorio, quello attuale a fianco della chiesa parrocchiale, che si iniziò a costruire nel 1613, in seguito ampliato e restaurato varie volte. Ai confratelli si imponevano l’obbedienza al priore e al padre guardiano, il dovere della penitenza, dell’assistenza e dell’elemosina, l’osservanza di una condotta moralmente retta .

“Fratelli, che dimandate?”, chiede il priore. “La misericordia di Dio e la pace di questa compagnia?”, rispondono i novizi che, presentati da un fratello anziano, chiedono di essere iscritti alla confraternita. E così, dopo il canto del Miserere,  ormai da quasi cinque secoli ha inizio la cerimonia che si celebra la notte della SS. Trinità.  Da 496 anni, alla data prescritta, gli aderenti alla Confraternita dei flagellanti o dei battuti della SS. Trinità, con i loro suggestivo saio e cappuccio rossi,  convengono a Loreo.  La cerimonia inizia verso la mezzanotte nell’oratorio della Scuola, con la vestizione dei nuovi fratelli. Dopo questa prima parte pubblica alla presenza anche delle sorelle, inizia la parte segreta del rito cui possono assistere solo gli iscritti: “Avvertiti tutti i fratelli d’un perfetto silenzio, chiuse tutte le porte e conoscendo il priore essere i tutti fratelli al loro posto e bene preparati.” Alle tre di notte circa, i fradèi escono e si recano processionalmente alla chiesa del Pilastro per la veglia cimiteriale. All’alba tutto è concluso ed ognuno ritorna al suo paese. Da precisare soltanto che il lungo tragitto verso il  Pilastro è innovazione ottocentesca, quando cioè i cimiteri vennero spostati fuori dai luoghi abitati; prima di allora, la processione si esauriva attorno alla parrocchiale, accanto alla quale come ovunque si tumulavano i defunti. La fantasia popolare si è da sempre sbizzarrita sui fradèi dla Scuola d’ Loré. Tante cose si dicevano e si dicono ancora: che è assai difficile essere ammessi e che  si deve subire una ispezione fisica per dimostrare di essere maschi,  dal momento che le donne non sono ammesse al rito segreto; che al momento della morte, si deve porre un mattone sotto il capo e provvedere subito alla cancellazione dall’elenco altrimenti il fratello non troverà pace e apparirà di notte; che durante la parte segreta, se estraneo si nascondesse in chiesa, la cerimonia sarebbe impossibilitata a proseguire. E via dicendo.  In realtà niente di negromantico o di strane iniziazioni, nessun occultismo o formule esoteriche. Tutto si svolge nel segno della più rigorosa ortodossia.


Solennità di Pentecoste

Solennità di Pentecoste

28 maggio 2023

LO SPIRITO SANTO: UN’OPERA CHE CONTINUA

Pentecoste: continua l’azione di Dio nel cammino della storia e nel cuore degli uomini;
come agli inizi della creazione, come nella prima Pentecoste.
Lo Spirito entra nel cuore delle persone e lo ridesta e rilancia:
nella vita familiare, nella società, attraverso la te-stimonianza della fede e l’azione della carità.
Ne abbiamo un segno anche attraverso la voce di tanti fratelli colpiti dall’alluvione.
Addestriamo il cuore e gli occhi a riconoscere l’opera dello Spirito Santo nel mondo e la sua presenza efficace nella Chiesa.

Domenica 11 giugno ricorre anche la festa dei Santi Felice e Fortunato
Patroni della nostra Diocesi. Sono anche i Patroni di Mea.
 nel pomeriggio in località Mea alle ore 18,00
ci sarà la S.Messa e una breve processione

Corpus Domini

Domenica 11 giugno ore 9,30
Solennità del Corpus Domini
unica celebrazione in San Bartolomeo
(sospese le Messe a Mea e Ca’Cappellino)
segue la processione fino
alla Chiesa delle Clarisse.
I bambini potranno spargere
lungo il cammino petali di fiori.

Conclusione del Fioretto
del mese di Maggio
Martedì 30 ore 20,45
Con sorpresa per tutti i ragazzi

* * *

31 maggio
festa della
Visita di Maria a S. Elisabetta
è il titolo della Parrocchia di Donada.
Sospendiamo la Messa delle 18,
per partecipare insieme
a Donada, alla Messa delle 18,30

* * *

Giugno mese dedicato al
Sacro Cuore di Gesù
Domenica 4 giugno:
Festa della SS. Trinità

Il vento e il fuoco dello Spirito

Lo Spirito Santo è il gigante invisibile, la forza che tutto sostiene, l’architetto che tutto progetta e crea. Il libro degli Atti descrive la venuta dello Spirito utilizzando le immagini del vento e del fuoco. La scelta del «vento» e del fuoco come immagini dello Spirito sono molto indovinate. Il vento non si può imbrigliare, inscatolare, soffia dove come e quando vuole. Così anche lo Spirito di Dio: agisce dove vuole, quando vuole, come vuole. Lo Spirito non è proprietà dei cristiani, può trovarsi e operare in tutti gli uomini, il bene può provenire anche da dove meno ce l’aspettiamo. Il vento impedisce all’acqua di stagnare.
Anche lo Spirito smuove, impedisce di stagnare. Spesso siamo attaccati alle nostre abitudini, alle nostre sicurezze e certezze, così come l’ostrica è attaccata allo scoglio. L’idea della novità ci terrorizza, di qui la ripetitività, il calo della fantasia. Il vento modella le montagne. Allo stesso modo lo Spirito tocca un pagano, Abramo, e ne fa nostro padre nella fede; tocca un ragazzino, Davide, e ne fa un re; tocca il persecutore Saulo e lo trasforma nell’apostolo delle genti; tocca un peccatore, Agostino, e ne fa un dottore della Chiesa. Il vento è creativo. Quando soffia il vento nel deserto o sulle dune della spiaggia, il paesaggio cambia. Anche lo Spirito è creativo, ci dice: «Sii te stesso». Lo Spirito è fantasia, novità, suscitatore di futuro. Quando il suo soffio incontra una vela disposta a lasciarsi portare, avvengono miracoli.
Il «fuoco» è la seconda immagine dello Spirito. Il fuoco illumina. Lo Spirito Santo è luce, e la luce è vita, senza luce tutto morirebbe. Anche lo Spirito è vita: ha dato vita alla prima comunità cristiana, dà vita anche a noi e alle nostre comunità se gli permettiamo di lavorare dentro di noi. Il fuoco fonde insieme elementi diversi. Lo Spirito ci dice che non basta stare l’uno accanto all’altro, è necessario camminare insieme, avere un cuore e un’anima sola. Il fuoco riscalda. Lo Spirito accende e ravviva l’amore per Dio, l’impegno a vivere la parola di Dio. È lui che lavora i cuori e li trasforma.

d.G.

Ave Maria, nostra Signora del fango.
Tu hai sperimentato la precarietà quando, nella stalla di Betlemme, hai dato alla luce il tuo Figlio Primogenito. Tu sai cosa significa scappare nel bel mezzo della notte e lasciare tutto, perché hai affrontato il viaggio in Egitto con Giuseppe e Gesù, per sottrarvi all’ira di Erode. Svariate volte tu e Giuseppe avete dovuto ricominciare da zero, per continuare a custodire il Figlio di Dio che vi era stato affidato. Solo tu sai cosa ha significato la vita in Egitto e il ritorno a Nazareth; solo tu puoi dire come è stato accompagnare Gesù fino alla croce e lì, tra le lacrime, ricevere come figlio il discepolo amato e, in lui, tutti i discepoli del tuo Figlio. Guarda te ne preghiamo – la nostra terra e il nostro popolo, che sperimenta la precarietà e la voglia di ricominciare; che si rimbocca le maniche e, con il badile in mano, canta in mezzo al fango; che accoglie l’aiuto generoso di quanti si fanno compagni di strada per alleviare, anche solo per un attimo, le ferite di questa immane tragedia. Maria, nostra Signora del fango, ottieni per noi, e per tutti i tuoi figli, quella stessa forza che ti ha sostenuta durante tutta la tua vita: consola le lacrime di chi ha perso tutto e intercedi perché abbiamo sempre la forza di ricominciare e di costruire un mondo sempre più giusto e solidale. Amen.

Perle nel fango

Paolo Cevoli è conosciuto come comico di Zelig, ma nella vita privata è un imprenditore riminese nel settore della ristorazione. In questi giorni ha visitato la zona di Faenza travolta dal fiume Lamone. In un’intervista ha raccontato gli incontri che lo hanno colpito: «Lisa, una ragazza di Brisighella, aveva un vivaio e l’alluvione ha distrutto tutte le piante. “Però la struttura del vivaio è rimasta intatta”, mi ha detto. Una nonna aveva 80 galline, ne è rimasta viva una sola. Lei sorrideva e mi ha detto: “Però una si è salvata”. Alla scuola di musica l’acqua ha inghiottito un pianoforte che valeva 50mila euro. “Ma siamo riusciti a salvare un clavicembalo antico”, mi hanno detto tutti contenti. C’è dolore, ma non c’è lamentela e soprattutto non c’è disperazione. C’è sempre una chiusura positiva. E c’è una solidarietà mostruosa. Poi ho ricevuto questo messaggio da un amico: “Mio padre compirà tra poco 93 anni e ha perso tutto. Ma è forte. E quando io e mio fratello gli abbiamo detto che la sua casa e il vecchio mulino non c’erano più, lui ha tirato un sospiro, ha voluto guardare il video della rotta dell’argine e della casa distrutta, poi ha detto: “No, non ho perso tutto. Sono qui con voi. E questo è tutto”. Io ho pianto molte volte, in questi giorni».


VI domenica di Pasqua

VI domenica di Pasqua

14 maggio 2023

UNA SPERANZA CERTA

Sempre nell’ultima cena Gesù promette la continuazione della sua presenza e della sua opera attraverso il dono dello Spirito Santo che fa vivere la Chiesa.
Egli ci affida il comandamento dell’amore verso Dio e verso il prossimo, come inizio del mondo nuovo.
Nella prima e seconda lettura vediamo come si espande la fede, ad opera degli apostoli, dei diaconi, dei semplici cristiani: un popolo nuovo, un corpo vivo, una speranza certa per il mondo.

FESTIVAL BIBLICO

CHIOGGIA 19 – 21 maggio

Sarà il libro biblico della Genesi – e in particolare i capitoli dall’1 all’11 – il filone tematico attorno al quale si articolerà la proposta culturale della 19° edizione del Festival Biblico, il festival promosso da Diocesi di Vicenza e Società San Paolo per stimolare una riflessione sulla contemporaneità alla luce delle Sacre Scritture ebraico-cristiane. Al progetto aderiscono le Diocesi di Verona, Padova, Adria-Rovigo, Vittorio Veneto, Treviso, Chioggia – quest’ultima alla sua prima edizione.

Vi invitiamo a seguire il ricco programma proposto nel volantino

Il Fioretto
del mese di Maggio

Il mese di Maggio ci mette
insieme
a pregare con
il Rosario
per chiedere alla
Madonna di Fatima
il dono della pace.

Si recita il Rosario ogni sera

in Chiesa
alle 17,30, prima della Messa.

A Sant’Antunin da Po
ogni sera alle ore 20,30

In Parrocchia
dal lunedì al venerdì
alle ore 20,45

Con i ragazzi e i genitori il Fioretto si terrà
al mercoledì alle ore 20,45, in Chiesa

Gesù risorto testimoniato dall’amore

Il vangelo si apre e chiude con un invito di Gesù ad amarlo e a dimostrare questo amore mettendo in pratica i suoi comandamenti. Gesù afferma che ciò che verifica la realtà dell’amore verso di lui è l’obbedienza alla sua parola, l’osservanza concreta dei comandamenti che si riassumono in quello dell’amore. Per quanto riguarda il comandamento l’amore viene sottolineata la concretezza: non parole ma fatti. È nella concretezza della carità, del dono di sé, che si incontra la presenza del Signore risorto: Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Gesù sa che questo comandamento non è facile da vivere e per questo promette il dono dello Spirito, il “Paraclito” (= consolatore), che continuerà il compito svolto da lui e che accompagnerà l’uomo nel cammino verso la casa del Padre.
Dio mantiene le sue promesse e continua a donare alla Chiesa il suo Spirito. Dio non ci promette un mondo o una Chiesa libera da problemi. Non ci promette nemmeno dei fratelli sempre con la bontà nel cuore e il sorriso sulle labbra. Non ci promette neppure una vita libera da difficoltà e persecuzioni. Ci promette il suo Spirito. Forse a noi sembra poco, invece è tutto. Lo Spirito ci dona la forza di tradurre in pratica il messaggio del vangelo, ci fa dono della capacità di camminare incontro a lui pur in mezzo alle difficoltà e ai problemi della vita.
Oggi come e dove avvertiamo la presenza dello Spirito “consolatore”? La avvertiamo nell’essere arrivati alla fede, nell’accogliere i comandamenti del Signore e nel cercare di viverli. La sperimentiamo nella luce di verità che spesso intuiamo nell’ascolto attento e aperto della Parola di Dio, che ci raggiunge, ci interroga, a volte ci mette in crisi e giudica la nostra vita per farla crescere e maturare. La sperimentiamo nella gioia e nello stupore che viviamo quando siamo capaci di amare in modo autentico e disinteressato, quando la vediamo operare nei fratelli, alcuni dei quali ancora oggi donano la loro vita per Cristo. È esperienza viva nei Sacramenti, segni di Dio nei quali egli opera in noi e nel mondo. La ritroviamo nella Chiesa animata sorretta e guidata dallo Spirito perché sia sposa fedele del suo Signore.

d.G.

Il racconto di Papa Francesco

Il Pontefice è intervenuto durante la terza edizione degli Stati Generali della Natalità, l’evento che mira a raccogliere idee e proposte per combattere il trend demografico negativo in atto nel nostro Paese.

Durante il suo intervento, avvenuto dal palco dell’Auditorium della Conciliazione, Papa Francesco ha raccontato di come, circa una quindicina di giorni fa, durante l’udienza del mercoledì, mentre salutava i fedeli si trova davanti a una signora, che gli chiede “Me lo benedice il mio bambino?”.

Fin qui tutto normale, se non fosse che il “bambino” era in realtà, come raccontato dal Papa, “un cagnolino. Lì non ho avuto pazienza e ho sgridato la signora: ‘Signora, tanti bambini hanno fame e lei col cagnolino’.”.

Le paure del Pontefice per il futuro

“Queste sono scene del presente, ma se le cose vanno così sarà l’abitudine del futuro, stiamo attenti” ha poi continuato Papa Francesco, rimarcando la paura per un futuro nel quale vede probabilmente più animali che bambini.

E guardando indietro possiamo trovare altre occasioni nelle quali il Papa ha espresso preoccupazione verso le persone che hanno animali e non bambini, per quella che a volte viene vista, forse con un po’ di superficialità, quasi come una preferenza.

Lo scorso 26 agosto ad esempio (neanche a farlo apposta, giornata mondiale del cane), il Pontefice aveva espresso preoccupazione per “l’inverno demografico”, puntando il dito contro le persone che “preferiscono avere cani, gatti, che è un po’ l’affetto programmato: io programmo l’affetto, mi danno l’affetto senza problemi. E se c’è dolore? Beh, c’è il medico veterinario che interviene, punto. E questa è una cosa brutta. Per favore, aiutate le famiglie ad avere dei figli. È un problema umano, e anche un problema patriottico”.